Il tratto di strada inibito al traffico dopo l'incidenteIl tratto di strada inibito al traffico dopo l'incidente

I vigili del fuoco stavano raggiungendo un capannone in fiamme

Il rumore delle sirene, il metallo accartocciato e un tratto di asfalto trasformato in scena di morte. È domenica mattina, quando la provinciale 671 della Valle Seriana, tra Albino e Nembro, si blocca di colpo. Un’autobotte dei vigili del fuoco di Bergamo, in sirena e lampeggianti accesi, diretta verso un incendio a Scanzorosciate, si scontra frontalmente con un’autovettura che viaggia in direzione opposta. Alla guida di quella Opel c’è Mouhamadou Bamba Badiane, 34 anni, senegalese, residente a Leffe. L’impatto è devastante: lui muore sul colpo.

Chi c’era a bordo dell’auto

A bordo della sua auto ci sono altre quattro persone, tra cui un minorenne. Sono amici, connazionali, di ritorno da un raduno religioso della comunità mouride a Brescia. Avevano pregato, cantato, trascorso una giornata di fede. Stavano tornando a casa quando, poco prima dell’imbocco della galleria Montenegrone, la strada si è trasformata in un incubo irreversibile.

Sono le 9:00 del 2 novembre circa quando l’autobotte dei vigili del fuoco, partita dal comando provinciale di Bergamo, marcia verso sud per intervenire su un capannone in fiamme. Dall’altro lato della carreggiata arriva l’auto di Mouhamadou. Per cause ancora da accertare, la vettura avrebbe invaso la corsia opposta. Forse una distrazione, forse un malore, forse l’asfalto reso insidioso dall’umidità del mattino. L’impatto è frontale. La parte anteriore dell’auto viene sbriciolata. I vigili del fuoco, travolti dalla violenza dello schianto, restano feriti: uno di loro viene trasportato in ospedale.

Il 34enne è morto sul colpo

Il personale sanitario arriva con ambulanze e automedica. Per Mouhamadou non c’è nulla da fare. Gli altri passeggeri vengono estratti dall’abitacolo ancora coscienti, in stato di choc, con ferite e contusioni. I soccorritori li assistono sul posto, poi li trasportano negli ospedali della valle. Nessuno è in pericolo di vita.

La strada viene chiusa, il traffico deviato nei centri abitati di Pradalunga e Nembro. Si formano lunghe code in entrambe le direzioni, da Bergamo verso Clusone e viceversa. La statale resta paralizzata per ore mentre la polizia stradale effettua i rilievi. Solo dopo le 13 la 671 viene riaperta. La galleria Montenegrone resta interdetta a chi proviene da Seriate fino al primo pomeriggio.

Chi era la vittima? Una vita tra lavoro, famiglia e fede

Mouhamadou Bamba Badiane aveva 34 anni. Viveva a Leffe, nel cuore della Valle Seriana. Lavorava, era padre, faceva parte della comunità senegalese locale. Quella di domenica avrebbe dovuto essere una giornata normale, segnata dalla preghiera e dal ritorno a casa. Invece è diventata l’ultima.

A confermare la sua identità è stata la comunità senegalese e gli amici che viaggiavano con lui. La procura potrebbe disporre l’autopsia per chiarire eventuali cause preesistenti, comprese ipotesi di malore o perdita di controllo. Per ora resta la constatazione di una vita spezzata e di un gruppo di amici sopravvissuti per miracolo.

Cosa è accaduto davvero? Indagini sulle dinamiche dello schianto

La polizia stradale di Bergamo ha raccolto testimonianze, effettuato misurazioni, analizzato l’asfalto e i veicoli coinvolti. L’autobotte dei vigili del fuoco viaggiava con dispositivi di emergenza attivi, diretta a un incendio industriale. Secondo le prime verifiche, l’auto di Mouhamadou avrebbe improvvisamente oltrepassato la linea di mezzeria. Non ci sarebbe traccia di frenate evidenti prima dell’impatto.

Gli investigatori stanno valutando anche l’eventuale velocità dei mezzi, la posizione dei corpi al momento del soccorso, l’angolazione dello schianto. L’autobotte è rimasta ferma nella corsia opposta, l’Opel distrutta a fianco del guardrail. I rottami raccontano una violenza che non concede interpretazioni.

La reazione della comunità: sgomento e rispetto

A Leffe e nella valle Seriana la notizia si diffonde in poche ore. Una tragedia che colpisce non solo la comunità senegalese, ma l’intero territorio. I vigili del fuoco, ancora sotto choc, hanno espresso cordoglio per la vittima e solidarietà ai feriti, pur essendo loro stessi coinvolti.

Sul luogo dell’incidente, ancora nel pomeriggio, restano segni indelebili: frammenti di vetro, pezzi di carrozzeria, i solchi sull’asfalto. Alcuni passanti si fermano, osservano in silenzio, fanno una foto o abbassano lo sguardo. Non ci sono parole, solo la consapevolezza di una vita spezzata in un attimo.

Strada riaperta, ferite aperte

Quando la 671 viene riaperta e il traffico ricomincia a scorrere, tutto sembra tornare alla normalità. Ma non è così. Rimangono un’auto distrutta, un camion dei vigili del fuoco danneggiato, sei famiglie coinvolte, un corpo senza vita e una comunità che si interroga.

Perché è successo? Si poteva evitare? Si attendono i risultati delle indagini, il responso delle perizie, le parole degli amici che erano in macchina con lui. Ma la verità più dura è già scritta: basta un secondo, una corsia invasa, un attimo di distrazione, e la vita si spezza.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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