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La lettura tra mito e realtà: è vero che ci rende migliori?

Il tema dell’importanza della lettura ricorre spesso nei dibattiti pubblici in occasione della presentazione di libri o comunque nelle iniziative a carattere culturale o presunte tali. Ma è vero che leggere ci rende migliori? Si tratta più che altro di una pia illusione, di un feticcio illusorio e consolatorio che ci consegna la filosofia spicciola della modernità.

Tanto per iniziare, leggere non ce l’ha prescritto nessun dottore, la lettura non si può imporre, è sempre una libera scelta che nasce dal desiderio di conoscenza. Le letture scolastiche obbligatorie, spesso definite col termine edificanti, sono quanto di più lontano possa esistere dalla cultura. A disamorare dalla lettura in Italia contribuiscono in effetti non poco una folta schiera di dissuasori che possiamo riassumere in breve col termine di educatori a vario titolo.

In particolare è proprio il complesso apparato educativo, a partire dalla scuola, che può assumere le forme di una violenza simbolica, a rendere spesso invisa la lettura agli studenti. I professori infatti possono risultare noiosi, non capaci di accendere la fiaccola della curiosità negli allievi, piuttosto riempiono le loro menti come vasi, come già notava Plutarco, fino a farle traboccare di nozioni sterili.

Anche le iniziative per promuovere la lettura in Italia sfiorano spesso il ridicolo. Ma è il principio di fondo a non essere condivisibile: una lettura per tutti assomiglia a una imposizione da regime totalitario, invece leggere è una scelta elettiva, soggettiva, non democratica. Chi vuole leggere lo fa, non necessita di essere incoraggiato da alcuna iniziativa a sostegno della lettura che lo induca a farlo.

Le statistiche d’altronde ci dicono che la maggior parte degli italiani sono allergici alla lettura. Insomma l’Italia è un paese floridissimo di scrittori, ma avaro di lettori.

D’altronde viviamo in un’epoca in cui il visivo è il media prevalente che fagocita e congloba ogni altra modalità di accesso e fruizione dei contenuti culturali. Al giorno d’oggi i libri per il grande pubblico sono sostituiti dalle serie tv o dai videogiochi, surrogati a buon mercato, ma nessuna esperienza potrà mai eguagliare la bellezza intrinseca della lettura. 

Leggere è importante ma… 

Dire che leggere è importante è un’affermazione generica che andrebbe diramata nelle sue conseguenze, perché non tutte le letture si equivalgono. Leggere genericamente non ha senso, anche il bugiardino dei farmaci o un manuale di istruzione per far funzionare un apparecchio è un testo, ma certo non ha la valenza di una lettura. La lettura è tale quando ci insegna qualcosa su noi stessi che prima ignoravamo. Pertanto è importante anche cosa si legge. Non tutti gli scrittori naturalmente sono sullo stesso piano, dimmi cosa leggi e ti dirò che lettore sei. Insomma a ciascuno il suo libro. 

Perché leggere? 

Bisognerebbe leggere per il piacere di farlo, senza altro scopo che la lettura stessa, non perché possa servire a qualcosa, non con un intento educativo. La lettura quale puro amore della conoscenza. Certamente la lettura dà la possibilità di conoscerci più a fondo perché quando leggiamo leggiamo di noi stessi. Alcuni libri, rari per la verità, possiedono la capacità di rivelarci a noi stessi. Nel leggere leggiamo di noi stessi, al punto che la storia e il personaggio del libro si attagliano su misura proprio per noi. Nel leggere un romanzo ci identifichiamo con un personaggio che ci trascina nella sua storia, ci chiediamo cosa avremmo fatto al suo posto?

Viviamo nell’epoca dei messaggi, degli scopi, degli intenti, dei significati, lasciamo invece che i ragazzi si accostino liberamente ai libri con tutto il bagaglio fresco delle loro curiosità, per esplorare il fantastico universo della letteratura senza apprestare loro mappe, percorsi facilitati, itinerari prestabiliti, indicazioni, scorciatoie. Leggere può intendersi quindi come un utile esercizio critico, crivello per setacciare e discernere la complessità del mondo, ma ciò non implica che la lettura ci renda più intelligenti, o migliori come esseri umani. Insomma il libro non è da intendersi come una sorta di oggetto magico perché è una conseguenza di quello che già siamo. 

Alcuni aforismi sulla lettura 

“Timeo hominem unius libri”. “Temo l’uomo di un solo libro”) è una locuzione latina attribuita a San Tommaso d’Aquino 

“Chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito, perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Umberto Eco 

“Non ci sono libri morali o immorali. Ci sono libri scritti bene o scritti male”, Oscar Wilde

“Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini”, Jorge Luis Borges 

“Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina”, Sant’Agostino 

“Un buon libro è un compagno che ci fa passare dei momenti felici”, Giacomo Leopardi 

“Quando penso a tutti i libri che mi restano ancora da leggere, ho la certezza di essere ancora felice”, Jules Renard 

“Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell’esperienza speciale che è la cultura”, Pier Paolo Pasolini 

“Non c’è nessun amico più leale di un libro”, Ernest Hemingway 

“Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi”, Pietro Citati 

“Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”, Marcel Proust”

Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso”, Francesco Petrarca 

“Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”., Marguerite Yourcenar 

“Un libro dev’essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi”, Franz Kafka

“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”, J.D. Salinger.

Marco Troisi

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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