Dopo un processo mediatico e due settimane di caccia all’uomo, giustizia è fatta per la piccola trovata morta vicino Brighton
La giustizia britannica ha scritto oggi la parola “colpevoli” su uno dei casi più scioccanti degli ultimi anni: Constance Marten, 36 anni, e Mark Gordon, 51, sono stati riconosciuti responsabili della morte per stenti della figlia neonata Victoria, abbandonata in condizioni estreme in un campo nei pressi di Brighton nel marzo 2023.
La sentenza è giunta dopo 72 ore di camera di consiglio e segna la conclusione di un drammatico processo-bis celebrato presso la Old Bailey, uno dei tribunali più emblematici del Regno Unito. La piccola Victoria non aveva nemmeno tre mesi quando morì. Il suo corpo fu ritrovato dopo una serrata caccia all’uomo durata due settimane, seguita con apprensione e angoscia dall’opinione pubblica inglese.
Una storia di fuga, segreti e tragiche omissioni
La vicenda iniziò a gennaio 2023, quando le autorità ricevettero una segnalazione di scomparsa della coppia, che viaggiava senza fissa dimora dopo aver dato alla luce la bambina in clandestinità. Marten, erede di una nobile famiglia inglese con legami (non di sangue) con la Famiglia Reale, e Gordon, ex detenuto condannato negli Stati Uniti per stupro e sequestro di persona, avevano evitato qualsiasi contatto con il sistema sanitario e i servizi sociali.
Il ritrovamento del corpo senza vita di Victoria, avvolto in una coperta tra i cespugli nei pressi di Brighton, suscitò orrore e dolore nel Regno Unito. La neonata sarebbe morta di freddo e denutrizione, mentre i genitori continuavano la loro fuga, vivendo tra auto rubate, tende improvvisate e bivacchi nei boschi.
Il primo processo: un verdetto incompleto e la richiesta di giustizia
Nel 2024, un primo processo si era concluso senza una condanna per i reati più gravi a causa della spaccatura interna alla giuria. Tuttavia, la pronuncia unanime di colpevolezza per ostruzione alla giustizia e occultamento del parto aveva spinto la procura a chiedere un secondo processo.
Il nuovo procedimento ha portato alla condanna piena della coppia, che ora attende la determinazione della pena in carcere, secondo la prassi anglosassone. Entrambi rischiano l’ergastolo.
Il ruolo controverso di Constance Marten: da ereditiera a imputata
Constance Marten, discendente di una famiglia aristocratica diseredata dopo la relazione con Gordon, aveva scelto di testimoniare in aula. In lacrime, aveva negato ogni volontà di far del male alla figlia. Ma il suo racconto, definito dagli inquirenti “confuso e lacunoso”, non ha convinto la giuria.
Soprattutto è stato giudicato gravissimo il suo silenzio iniziale sull’ubicazione del corpo della neonata e la totale assenza di richieste di soccorso, anche nei momenti in cui le condizioni della piccola peggioravano drammaticamente.
Mark Gordon: il passato criminale e il controllo sulla compagna
Mark Gordon ha rappresentato, secondo l’accusa, un’influenza negativa e dominante sulla Marten. L’uomo, naturalizzato americano, aveva scontato 20 anni di carcere negli Stati Uniti per crimini sessuali gravissimi prima di rientrare in Inghilterra.
Il suo passato e il rifiuto sistematico di collaborare con le autorità hanno pesato in aula. I tabloid britannici lo hanno descritto come “manipolatore” e “fuori controllo”.
Una tragedia che ha scosso l’intero Regno Unito
Il caso di Victoria ha profondamente colpito l’opinione pubblica britannica, diventando simbolo delle falle nei sistemi di prevenzione e segnalazione. La decisione di vivere al di fuori delle istituzioni, il rifiuto di farsi aiutare e l’incapacità di garantire il minimo per la sopravvivenza della neonata hanno lasciato un vuoto che nessuna sentenza potrà colmare.
La pena definitiva sarà comunicata nei prossimi mesi, ma la condanna morale e sociale per Constance Marten e Mark Gordon è già pienamente pronunciata.