Alessia PifferiAlessia Pifferi

Sentenza Alessia Pifferi, la Corte d’Appello ha riconosciuto alcune attenuanti generiche

La sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Milano è arrivata poco prima delle 18:00 del 5 novembre dopo oltre tre ore e mezza di camera di consiglio. Alessia Pifferi non sconterà l’ergastolo, ma 24 anni di carcere per la morte della figlia Diana, 18 mesi, lasciata sola in casa per sei giorni nel luglio 2022. Una decisione che ha spaccato l’opinione pubblica e provocato la reazione durissima della zia della piccola, sorella di Alessia Pifferi, presente in aula:

“Non penso che la vita di Diana valga 24 anni. A me non pare. Il dolore che ha inflitto lei sono 24 anni? Mi aspettavo la conferma dell’ergastolo. Mi aspettavo un rimorso di coscienza ed invece è tutta colpa degli altri. Una bambina lasciata a casa morire di fame e di sete. Pensavamo che questa vicenda finisse qui. Non sono affatto soddisfatta.”

La decisione dei giudici, pena ridotta, ergastolo cancellato: ‘É capace di intendere e di volere’

La Corte ha accolto parzialmente la richiesta della difesa, riformando la sentenza di primo grado che aveva condannato Pifferi all’ergastolo. Riconosciute alcune attenuanti generiche, la pena è stata dunque ridotta a 24 anni.
Non è stata riconosciuta la seminfermità mentale, ma i giudici hanno ritenuto che ci fossero elementi per escludere la massima pena. L’imputata è stata comunque considerata:

  • capace di intendere e di volere al momento dei fatti;
  • responsabile di omicidio volontario con dolo eventuale.

La Procura, che aveva chiesto la conferma dell’ergastolo definendolo “congruo e necessario”, ha già annunciato ricorso in Cassazione.

La reazione della zia: “Diana non ha avuto difese”

Alessia Pifferi è rimasta immobile. “Non ha compreso” – ha detto il suo legale. Dall’altra parte la reazione stizzita della sorella, Viviana che da tre anni chiede giustizia per la piccola (in aula era presente con la maglia con la foto della bimba). “Diana è morta da sola, senza nessuno. E oggi ci dicono che vale 24 anni. Non lo accetto. Non lo accetterò mai.” – ha riferito all’inviato de La Vita in diretta.

La donna ha ricordato come la famiglia, inizialmente, non fosse a conoscenza della vita nascosta di Alessia: l’uomo incontrato a Bergamo, l’auto lasciata sotto casa, il biberon vuoto, i pannolini sporchi. La madre di Alessia Pifferi ha preferito restare in silenzio. “Non mi aspettavo niente” – ha riferito stizzita.

La sorella di Alessia Pifferi dopo la lettura della sentenza
La sorella di Alessia Pifferi dopo la lettura della sentenza

La difesa: “Non è finita, decideremo se andare in Cassazione”

L’avvocata Alessia Pontenani, difensore di Pifferi, ha commentato a caldo:
“Avrei preferito che il reato fosse derubricato, la pena non è definitiva. Aspettiamo le motivazioni e valuteremo se ricorrere in Cassazione.”

Secondo la difesa, l’imputata non avrebbe pienamente compreso le conseguenze delle sue azioni. Tesi che, tuttavia, la Corte ha solo in parte accolto: nessuna incapacità mentale, ma attenuanti riconosciute.

Cosa accadrà ora: i prossimi passi della giustizia

Con la sentenza d’appello, Alessia Pifferi resta in carcere. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Solo allora:

  • la difesa deciderà se ricorrere in Cassazione;
  • anche la Procura ha annunciato appello, chiedendo il ripristino dell’ergastolo;
  • per ora, la pena è 24 anni, ma non è definitiva.

Nel frattempo la 38enne si è legata sentimentalmente ha una compagna di cella.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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