Chiara PoggiChiara Poggi

Le tracce di DNA maschile sotto un’unghia della mano destra

Il caso Garlasco continua ad offrire colpi di scena ed elementi di discussione. Durante la diretta di Ore 14 Sera su Rai 2, condotta da Milo Infante, si è tornato sulla questione delle tracce di DNA maschile riconducibili ad Andrea Sempio e che sarebbero ritrovate sotto un’unghia della mano destra di Chiara Poggi, la giovane uccisa nell’agosto del 2007.

Una scoperta definita “potenzialmente esplosiva” dagli esperti intervenuti nel programma, poiché non si tratterebbe di una semplice contaminazione, ma di un contatto diretto, tipico di una fase di difesa. In altre parole,


La procedura di conservazione fa discutere

La ricostruzione fatta nel corso della trasmissione televisiva ha fatto emergere anche altri dettagli. Durante l’autopsia sul corpo della giovane Chiara Poggi, le unghie delle mani furono tagliate e conservate in due provette: una per la mano destra e una per la sinistra. Una procedura non perfetta, secondo gli esperti, poiché la prassi consiglierebbe di conservare separatamente ogni dito in dieci provette, per ridurre al minimo i rischi di contaminazione.

Eppure, quei campioni – apparentemente marginali – sono diventati oggi il punto di svolta.
Nell’esame successivo condotto dal RIS di Parma, alcuni frammenti di unghie, indicati come prova MDX5, sono stati attribuiti alla mano destra. Ed è proprio lì che è stata individuata una traccia di DNA maschile, compatibile con il profilo genetico di Andrea Sempio.

Si tratterebbe, sottolineano gli esperti, di tre minuscoli frammenti, ritenuti troppo esigui nel 2007 per ulteriori analisi. Ma oggi, grazie alle tecnologie più avanzate, quelle micro-tracce parlano con una chiarezza che all’epoca era impossibile ottenere.


L’anomalia delle provette e la “prova che resiste al tempo”

Il particolare che più colpisce riguarda la gestione iniziale dei reperti biologici. Le unghie di Chiara Poggi non furono conservate in modo ottimale: due sole provette, una per mano, aumentarono il rischio di errori o contaminazioni. Inoltre, una delle unghie – quella del presunto mignolo della mano sinistra – risulta scomparsa.

Nonostante queste lacune, i frammenti rimasti sono stati rivalutati, e il RIS ha individuato una compatibilità genetica che potrebbe cambiare la prospettiva del caso.
Gli esperti del programma di Milo Infante hanno sottolineato che la posizione del DNA, sotto l’unghia, è un dettaglio fondamentale.

Questo scenario, se confermato, smentirebbe l’ipotesi di una semplice contaminazione ambientale, suggerendo invece una traccia lasciata per un contatto da difesa.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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