Andrea SempioAndrea Sempio

Non è di Andrea Sempio e non c’entra nulla con l’omicidio di Chiara Poggi. È quanto dichiarano i consulenti della famiglia della vittima in merito alla cosiddetta “traccia 33”, l’impronta di un palmo rilevata sul muro della scala dove fu rinvenuto il corpo della giovane, uccisa il 13 agosto 2007.

La posizione è nettamente diversa rispetto a quella espressa dai consulenti tecnici nominati dalla Procura di Pavia, che ritenevano invece riconducibile quella traccia palmare ad Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e nuovo indagato nel caso.


Le analisi e la richiesta respinta

Gli avvocati dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, avevano chiesto alla Procura di approfondire la questione nell’ambito dell’incidente probatorio in corso. In particolare, volevano chiarimenti sulle indiscrezioni circolate sui media riguardo la possibile presenza di sangue sull’impronta.

La Procura ha tuttavia rigettato l’istanza, riservandosi di valutare direttamente i dati tecnici al termine delle indagini. Una scelta che ha deluso i familiari, convinti che un elemento presentato pubblicamente come “decisivo” dovesse essere chiarito immediatamente.


DNA sotto le unghie: il nodo irrisolto

Al centro dell’incidente probatorio resta comunque l’analisi dei due profili genetici trovati sotto le unghie di Chiara Poggi. Uno dei due profili sarebbe compatibile, secondo i pm, con Andrea Sempio. L’altro è ancora sconosciuto e indicato come “ignoto 2”.

I periti nominati dal giudice, tra cui la genetista Denise Albani, dovranno stabilire se quei tracciati siano oggi scientificamente confrontabili e utilizzabili come prova. Solo in caso di esito positivo si procederà con la comparazione formale del DNA.


Accertamenti su impronte e tracce biologiche

Le analisi ripetute finora su oltre 60 impronte, tra cui anche la traccia 10 contenuta in 30 fogli di acetato, non hanno fornito risultati utili. Su un solo foglio è stata rilevata una possibile traccia di saliva, ma anche in questo caso l’estrazione di DNA appare quasi impossibile.

Venerdì sono previste ulteriori campionature su tre tamponi di Chiara – uno dei quali mai analizzato in precedenza – e su alcune tracce ematiche repertate nel 2007 che non diedero esiti allora. Le speranze di svolta, tuttavia, restano basse.

Sarà inoltre ripetuta l’analisi di tre tracce sul tappetino del bagno, una delle quali è sicuramente sangue di Chiara. Verrà esaminato anche un frammento di pelo o capello rinvenuto nella spazzatura della casa. Nessun nuovo esame invece sul cucchiaino già associato alla vittima.


Il Ris al lavoro sulla scena del crimine

Parallelamente, i carabinieri del RIS di Cagliari stanno elaborando una ricostruzione tridimensionale della scena del crimine. L’attività fa seguito al sopralluogo effettuato il 9 giugno e dovrebbe servire a chiarire dinamiche e compatibilità fisiche tra tracce, ambienti e soggetti coinvolti.


Conclusioni ancora lontane

Dopo 18 anni, il caso Garlasco continua a riservare incertezze e contraddizioni. Le analisi genetiche e dattiloscopiche non hanno ancora prodotto elementi sufficienti per inchiodare Andrea Sempio o per scagionarlo definitivamente.

Intanto, Alberto Stasi, condannato in via definitiva nel 2015, resta in carcere, mentre le indagini riaperte faticano a fornire risposte decisive. E la famiglia Poggi continua a chiedere verità, senza ambiguità e senza scorciatoie.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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