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Morta Bice Gullotta, fuggì dalla Rsa per rivedere la Riviera: la figlia replica al legale

Un anno fa la sua fuga dalla casa di riposo per andare a vedere i luoghi della Riviera romagnola dove era stata in vacanza da bambina aveva commosso tanti. E per lei era scattata una gara di solidarietà che l’aveva portata finalmente ad avere un appartamento per vivere in autonomia. Protagonista dell’avventura Beatrice ‘ Bice ‘ Gullotta, 81 anni, che era ospite di una struttura a Faenza, in provincia di Ravenna, e finì a Bellaria Igea Marina, in quella di Rimini, approfittando di una distrazione degli operatori della Rsa. “Voglio vivere e morire dove mi pare”. 

Beatrice Bice Gullotta si era allontanata dalla Rsa di Faenza per tornare a Bellaria dove trascorreva le vacanze da piccola

E così è stato visto che è morta venerdì 23 febbraio per un infarto a Roma, dove nel frattempo si era trasferita. “Conservo con affetto il ricordo dell’ultima volta in cui l’ho vista quando, dopo avermi abbracciato, mi ha detto commossa: ‘Sono felice: tu sei mio figlio. Ti voglio bene'” – ha detto l’avvocato Giuliano Lelli Mami che l’ha seguita nel corso di questi mesi. 

Dopo l’allontanamento “si è acceso un interesse mediatico e avevamo lanciato un appello per vedere se c’era la disponibilità di affittare un appartamentino. Si è fatta avanti la Comunità di Sant’Egidio di Roma, che ha offerto alla signora prima un un periodo di prova e poi era stato sottoscritto un comodato. Quando aveva visto la casa era entusiasta, soprattutto se la paragonava al posto dov’era prima, dove non si trovava bene”.

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Bice in passato aveva lavorato come direttrice delle Poste ed era stata sindacalista, prima di finire nella Rsa. Ad aprile del 2023 però ha deciso che non poteva più vivere nella struttura alla quale l’avevano affidata i parenti, con cui aveva rotto i rapporti. Non sopportava più quella vita e una mattina se l’era svignata, prendendo con sé l’agenda con indirizzi e numeri salvavita e un bastone, per aiutarsi a camminare. 

Era arrivata a Bellaria, all’Hotel Flora, dove era stata da piccola, e poi alla parrocchia di don Marco Foschi, che l’aveva accolta e rifocillata, ascoltando il suo sfogo, sulla casa di riposo e su tutto quello che non le piaceva : “Solo minestrine, mele cotte e gente che grida di notte invocando la madre”. La storia era stata raccontata dal Corriere di Romagna e rilanciata da diversi media, era partito così l’appello per trovarle una nuova sistemazione. 

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In parallelo, l’avvocato ha portato avanti una procedura davanti al tribunale civile di Ravenna per sostituire il precedente amministratore di sostegno era quella di portare avanti il ​​cosiddetto progetto del telefono argento, cioè un servizio di aiuto e compagnia agli anziani”. Esternazioni alle quali ha replicato  Ornella Panciera, figlia di Beatrice Bice Gullotta, sostenendo che quanto detto dal legale della madre “non rispecchia la realtà” e che da quando è uscita la prima notizia sul caso “mia madre è stata sfruttata a beneficio di tutt’altro ” – ha riferito attraverso una nota stampa.

“La signora, mia madre, ha vissuto la sua vita in solitudine per il suo legittimo desiderio, al momento era seguita scrupolosamente dal suo nuovo amministratore di sostegno e dalla Comunità che l’aveva accolta a Roma, era attualmente domiciliata presso l’Rsa ‘Clinica Villa Mendicini’ di Roma dove è spirata per un attacco di cuore” – ha aggiunto.

La figlia di Beatrice Gullotta: ‘Mia madre è stata sfruttata a beneficio di tutt’altro’

Non era in alcun modo prevista la richiesta di revoca dell’amministratore di sostegno né mai era stata avviata, neanche precedentemente – il procedimento avviato da noi figlie si concluse infatti col suo benestare come riportano i verbali d’udienza di giugno 2022 – bensì un eventuale spostamento del procedimento a Roma con conseguente cambio di amministratore volto ad aumentare la sua sicurezza. Era stata recentemente trasferita in Rsa a causa di un suo rifiuto ad alimentarsi autonomamente ea prendersi cura della sua persona ma si presentava in salute rispetto all’età”.

Giuseppe D'Alto
Giuseppe D'Alto
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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