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Sara Pedri, la sorella: ‘É nel lago di Santa Giustina, Tateo indelicato’

“Non abbiamo ricevuto neanche una telefonata da Tateo dal giorno della scomparsa. Leggere che la mia famiglia non deve perdere speranza lo trovo indelicato”. Il 4 marzo è alle porte, da quel giorno Emanuela Pedri sta lottando affinché sia fatta chiarezza sulla condizione in cui si trovava la sorella, 31enne ginecologa forlivese, al momento in cui ha fatto perdere le tracce.

Emanuela Pedri: ‘Tateo dice che non dobbiamo perdere la speranza ma non ci ha mai chiamato’

Le dichiarazioni dell’ex primario dell’ospedale Santa Chiara di Trento, Saverio Tateo, rilasciate a La Stampa hanno aggiunto dolore e rabbia ad una famiglia che lotta affinché emerga la verità ma che ha già metabolizzato l’idea che Sara Pedri non ci sia più. “Siamo convinti che Sara abbia compiuto un gesto estremo perché abbiamo visto come si era ridotta. Mia sorella era vittima di mobbing e si era ammalata. Parlava con un filo di voce, non dormiva, non mangiava. Voleva liberarsi da un malessere.

E poi Carabinieri e Procura, impegnati nelle ricerche, non ci hanno mai fatto sperare che Sara si trovasse da un’altra parte. È nel lago di Santa Giustina, vicino a dove è stata ritrovata la macchina. A marzo, quando le acque si saranno abbassate, riprenderanno le ricerche. Confidiamo nell’utilizzo dei cani molecolari. È tempo di risposte” – ha dichiarato la sorella al Corriere della Sera sottolineando che Sara Pedri in tre mesi di lavoro nel reparto diretto da Saverio Tateo era diventata tutt’altra persona.

‘Siamo convinti che Sara abbia compiuto un gesto estremo perché abbiamo visto come si era ridotta’

“Tateo dice di non aver colto il clima pesante, ma molti sono stati male nel suo reparto.  Ci sono 110 testimonianze e 21 persone offese che raccontano disagi inascoltati e fatti oggettivi che hanno portato al licenziamento di un professionista. Sarà il giudice a stabilire dove sta la verità” – ha aggiunto Emanuela Pedri.

Con l’ex primario Saverio Tateo è finita nella lente di ingrandimento della Procura di Trento anche la sua vice Liliana Mereu, che è stata trasferita dall’ ospedale Santa Chiara di Trento. Entrambi sono indagati per maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione e disciplina.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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