Un giovane squalo Mako finisce nelle reti di un peschereccio di Sestri Levante
È successo nella notte, al largo di Deiva Marina (La Spezia): un giovane esemplare di squalo Mako, lungo circa 1 metro e 20, è finito accidentalmente nelle reti di un peschereccio a lampara che stava pescando acciughe. A catturarlo è stato il motopeschereccio “Lupa” di Sestri Levante, impegnato in una battuta notturna a circa due miglia dalla costa.
L’esemplare è stato ritrovato tra oltre cento casse di acciughe, insieme al pescato della notte. Ma a differenza delle comuni verdesche – squali azzurri spesso presenti nel mar Ligure e considerati innocui per l’uomo – lo squalo Mako è una specie ben più rara, veloce, e soprattutto in pericolo di estinzione.
Che cos’è lo squalo Mako e perché la sua presenza è eccezionale
Lo squalo Mako (Isurus oxyrinchus) è una delle specie pelagiche più affascinanti e al tempo stesso vulnerabili del Mediterraneo. Conosciuto per la sua velocità – può superare i 70 km/h – è uno dei predatori marini più efficienti, dotato di una pinna dorsale ossea, elemento che lo distingue visivamente da altre specie.
Nonostante la sua forza e prestanza, il Mako è oggi classificato come “in pericolo” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), a causa della pesca intensiva. La sua carne, pregiata e molto richiesta sul mercato, ha reso questa specie una delle più sfruttate negli ultimi decenni, specialmente nel Mediterraneo e in Atlantico.
È pericoloso per l’uomo?
A differenza delle verdesche, lo squalo Mako può essere potenzialmente pericoloso per l’uomo, anche se gli attacchi documentati sono rari. La sua dieta è composta principalmente da pesci pelagici come acciughe, tonni e molluschi, per cui l’interazione con l’uomo è generalmente casuale e non cercata.
L’avvistamento – o peggio, la cattura – di un Mako in acque italiane rappresenta un segnale da non sottovalutare, tanto per la biodiversità quanto per la salute degli ecosistemi.
Un secondo avvistamento in meno di un mese
Non è un caso isolato. A giugno, un altro giovane esemplare di squalo Mako era stato avvistato al largo di Marina di Pisa, sempre nel mar Tirreno. Due eventi ravvicinati, che secondo diversi biologi marini potrebbero essere il sintomo di una migrazione forzata della specie, alla ricerca di nuove aree di caccia o a causa dell’innalzamento delle temperature marine.
Cosa dice la scienza: un equilibrio fragile
L’arrivo (e la cattura) di squali rari come il Mako è un campanello d’allarme per chi studia l’equilibrio marino. Gli squali sono predatori apicali, fondamentali per mantenere la catena alimentare stabile. Quando un predatore di questo tipo viene eliminato – anche accidentalmente – si rischia di innescare una reazione a catena su tutto l’ecosistema.
Secondo l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), il Mako è tra le specie prioritarie da proteggere nel Mediterraneo. Ogni cattura involontaria è considerata una perdita grave, anche se isolata.