Pierluigi DellanoPierluigi Dellano

Allen Bernard Ganao ritrovato a Ventimiglia: ‘Diceva papà e mi tirava per mano’

Una frase semplice, quasi sussurrata, che ha aperto uno squarcio nel mistero: “Diceva papà e mi tirava per mano”. Pierluigi Dellano, l’uomo che ha dichiarato di aver incontrato Allen Bernard Ganao, il bimbo di 5 anni scomparso per 36 ore dal campeggio “Por la Mar”, ha raccontato alla stampa la sua versione dei fatti. Un racconto che getta nuova luce su uno dei casi più delicati degli ultimi mesi e che ha tenuto con il fiato sospeso l’intero Paese.

‘L’ho portato in strada ed è scappato’

“Ho accompagnato il ragazzo che è venuto nella mia villa, poi l’ho portato giù per strada pensando di fare una cosa positiva”, ha detto Dellano a La Stampa. Secondo la sua testimonianza, Allen si sarebbe avvicinato spontaneamente alla sua abitazione, in zona collinare, e avrebbe mostrato segni di disagio, oltre a difficoltà linguistiche. “Non parlava bene – racconta l’uomo – mi tirava e cercava ‘papà’”.

Dellano sostiene di aver interpretato quel comportamento come una richiesta d’aiuto. Da lì la decisione di portarlo verso la strada, per poi lasciarlo, nella convinzione che sarebbe stato trovato o che si sarebbe diretto verso la polizia.

Le prime ore di caos

L’intera vicenda si è consumata in una manciata di ore, ma con conseguenze che dureranno a lungo. Il piccolo Allen era scomparso dal campeggio “Por la Mar” nella frazione di Latte, a Ventimiglia, attorno all’ora di pranzo. Le ricerche sono partite subito, ma solo 36 ore più tardi, il bimbo è stato ritrovato, disorientato ma vivo, su una collina a pochi chilometri dal campeggio.

In mezzo a questo vuoto temporale si colloca l’incontro con Pierluigi Dellano. Un uomo la cui vita è stata, da un momento all’altro, travolta dall’attenzione pubblica e dagli interrogativi delle forze dell’ordine.

“Mi hanno torchiato bene”: il racconto dell’interrogatorio

Dellano è stato ascoltato a lungo dagli inquirenti, prima nella sua abitazione e poi presso la caserma. “Mi hanno torchiato bene – ha detto – sono stati momenti difficili”. L’uomo, però, non risulta al momento indagato. Tuttavia, alcune discrepanze emerse tra le varie versioni fornite, in particolare sull’eventuale utilizzo dell’automobile per accompagnare il bambino, hanno spinto gli investigatori a sequestrare la sua Fiat Uno bianca e a passare al setaccio ogni angolo della sua proprietà.

Una perquisizione meticolosa, che testimonia quanto il suo ruolo sia considerato centrale nel chiarire i passaggi che hanno preceduto la sparizione di Allen.

Un bambino autistico, solo e in fuga

Dellano ha riferito di aver capito solo dopo alcune ore che Allen poteva essere affetto da una forma di autismo. “Non parlava bene, sembrava confuso. Poi è scappato via”, ha raccontato. Un dettaglio che spiegherebbe il comportamento imprevedibile del piccolo e la difficoltà nel comunicare la propria identità o orientarsi.

Questa condizione, non confermata ufficialmente ma circolata tra le ipotesi investigative, potrebbe anche spiegare come un bambino così piccolo abbia potuto allontanarsi da solo per chilometri senza lasciar traccia, fino al fortunoso ritrovamento sulla collina.

Le indagini proseguono

Al momento, Dellano non è indagato. Ma la Procura non esclude alcun elemento. Le sue dichiarazioni vengono incrociate con le testimonianze di chi ha visto Allen quel giorno e con le immagini delle telecamere della zona. Nel frattempo, si cerca di capire perché il bambino sia stato lasciato solo dopo essere stato accompagnato per un tratto. “Volevo solo aiutare”, continua a ripetere l’uomo, visibilmente provato dall’accaduto.

Allen è salvo: una fine fortunata, ma tante domande aperte

Il piccolo Allen è ora al sicuro, ma sotto osservazione medica. Il suo ritrovamento ha portato sollievo alla famiglia e ha acceso i riflettori sulla fragilità del sistema di sorveglianza nei camping e sulle difficoltà legate alla gestione di minori neurodivergenti in contesti affollati e vacanzieri.

Le indagini sono tutt’altro che concluse. La Procura vuole ricostruire, minuto per minuto, tutto il tragitto compiuto dal bambino. E l’ultima persona che l’ha visto resta, nel bene o nel male, al centro della scena.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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