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Muore a 23 anni per eutanasia, illesa nell’attentato Isis: Shanti De Corte viveva in uno stato depressivo

La 23enne belga Shanti De Corte è morta dopo essersi sottoposta ad eutanasia per il profondo stato depressivo in cui versava dopo essere rimasta traumatizzata da un attacco terroristico nel 2016. É morta a maggio dopo che i medici hanno convenuto che era così depressa da poter essere legalmente sottoposta alla pratica.

In Belgio l’eutanasia è consentita anche ad una persona che vive uno stato di irreversibile disagio mentale

Secondo la legge belga, l’eutanasia è consentita a una persona in “una condizione clinicamente irreversibile di dolore fisico o mentale costante e insopportabile che non può essere alleviato”. Non esiste un limite di età. La richiesta della signora De Corte è stata accolta da due psichiatri ed è morta il 7 maggio.

La signora 23enne, originaria di Anversa, era andata in depressione e disturbo da stress post-traumatico (PTSD) dopo essere stata catturata all’aeroporto di Bruxelles nell’attacco dello Stato Islamico del marzo 2016 che ha ucciso 32 persone. La giovane si stava recando con altri studenti in gita in Italia. Da quell’attacco non si è più ripresa e nel 2018 e nel 2020 ha tentato di togliersi la vita. La ragazza viveva nel terrore ed aveva frequenti attacchi di panico come raccontava nei post pubblicati sui social network.

Le polemiche per il via libera dei medici alla pratica dell’eutanasia: aperta inchiesta ad Anversa

La vicenda di Shanti De Corte ha portato in strada gli attivisti britannici contrari alla legalizzazione dell’eutanasia. “È davvero scioccante che una 23enne altrimenti sana, ma traumatizzata, sia stata fatta morire piuttosto che curata. Con un aiuto adeguato, avrebbe potuto vivere una vita lunga e appagante. Questo caso mostra quanto sia scivoloso il pendio una volta che si consente l’eutanasia per legge.’ – ha riferito un rappresentante di Dignity in Dying.

La Procura di Anversa ha avviato un’indagine sul caso di De Corte dopo che Paul Deltenre, neurologo dell’ospedale clinico accademico CHU Brugmann di Bruxelles, ha presentato un esposto sostenendo che la decisione della giovane donna di porre fine alla sua vita “è stata presa prematuramente”.

Redazione
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Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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