Il feretro di Martina Carbonaro all'uscita dalla Basilica di Sant’AntonioIl feretro di Martina Carbonaro all'uscita dalla Basilica di Sant’Antonio

La madre della 14enne uccisa ad Afragola al termine dei funerali: ‘Martina vive’

È stato accolto da un lungo e struggente applauso il feretro bianco di Martina Carbonaro, la ragazza di 14 anni uccisa brutalmente dal suo ex fidanzato, all’ingresso della Basilica di Sant’Antonio ad Afragola (Napoli). Alle 15:00 di mercoledì 4 giugno un’intera comunità si è stretta attorno alla famiglia, tra grida di dolore e richieste di giustizia. Alcune donne hanno urlato: “Martina, sei la figlia di tutti noi”, mentre altre persone hanno inveito con rabbia contro Alessio Tucci, 18 anni, reo confesso del femminicidio, attualmente detenuto. “Giustizia, giustizia”. Prima che il feretro si allontanasse la madre della 14enne, Enza Cossentino, ha gridato: “Martina vive”.

Una comunità spezzata: l’arrivo del feretro tra applausi e dolore

Alla cerimonia hanno preso parte, tra gli altri, il sottosegretario Pina Castiello, il prefetto di Napoli Michele di Bari e il sindaco Antonio Pannone, che ha accolto la bara insieme a un corteo silenzioso ma devastato.

Durante l’omelia, l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Mimmo Battaglia, ha pronunciato parole forti e struggenti:

“Martina aveva 14 anni. Un’età che dovrebbe profumare di sogni e futuro. Invece oggi siamo qui a piangerla, spezzati, increduli. La sua morte è una ferita che urla.”

Il cardinale ha rivolto parole commosse ai genitori di Martina, Fiorenza e Marcello, ma non ha mancato di condannare con fermezza le radici culturali della violenza:

I genitori di Martina Carbonaro davanti al feretro prima di lasciare la Basilica
I genitori di Martina Carbonaro davanti al feretro prima di lasciare la Basilica

Le parole del cardinale Battaglia

“Martina è morta per un’idea malata dell’amore, ancora troppo diffusa e troppo silenziosa. Non è un raptus. Non è gelosia. È femminicidio. Diciamolo con chiarezza.”

La sua invettiva ha toccato tutti i presenti, con un monito soprattutto rivolto ai giovani:

“Amare non significa possedere. L’amore vero rende liberi. Non trattiene, non punisce, non ferisce. Se per amore devi annullarti, quello non è amore, ma violenza.”

Palloncini, magliette e lacrime: l’ultimo gesto per Martina

Alla fine della cerimonia, il feretro è stato salutato da una catena di palloncini bianchi e rosa, liberati in cielo, che si sono incastrati simbolicamente sulla croce della chiesa. I familiari e gli amici hanno indossato magliette con il volto sorridente di Martina, a cui il cardinale ha rivolto una promessa collettiva:

“Nel tuo nome giuriamo di non tacere più. Mai più silenzio complice. Mai più indifferenza travestita da normalità. Un mondo diverso è possibile. E parte da te.”

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *