Gabriel Natale Hjorth e Mario Cerciello RegaGabriel Natale Hjorth e Mario Cerciello Rega

Gabriel Natale Hjorth è stato condannato a 10 anni, 11 mesi e 25 giorni per concorso nell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Roma nel cosiddetto “appello ter”, limitato al solo ricalcolo della pena, dopo che la Cassazione aveva confermato la responsabilità penale ma chiesto di rivedere il trattamento sanzionatorio.


Perché la condanna è stata ridotta

La Corte ha accolto la richiesta della procura generale, che aveva sollecitato una correzione del calcolo della pena, abbassandola di cinque mesi rispetto agli 11 anni e 4 mesi precedenti. Un intervento tecnico che non modifica la sostanza: Natale Hjorth resta colpevole di concorso in omicidio, ma beneficia di un aggiustamento della pena in linea con le indicazioni della Suprema Corte.


Cosa ha stabilito la Cassazione sul ruolo di Hjorth

La Cassazione, il 12 marzo scorso, aveva dichiarato irrevocabile la responsabilità dell’imputato, ma aveva rinviato per correggere un vizio formale sul computo della pena. Il giudizio di colpevolezza, dunque, resta pieno: Gabriel Natale Hjorth — all’epoca appena maggiorenne — partecipò attivamente all’aggressione in cui il vicebrigadiere Cerciello Rega venne accoltellato a morte da Finnegan Lee Elder, che ha già ricevuto una condanna definitiva a 15 anni e 2 mesi.


Cosa accadde la notte dell’omicidio Cerciello Rega

Era la notte tra il 25 e il 26 luglio 2019, nel quartiere Prati di Roma. I due giovani americani erano alla ricerca di cocaina e furono truffati da un intermediario, Sergio Brugiatelli (poi morto nel 2021), che offrì loro una pasticca di tachipirina. In risposta, sottrassero lo zaino dell’uomo e misero in atto un “cavallo di ritorno”, proponendo lo scambio con la droga promessa. All’appuntamento, però, si presentarono due carabinieri in borghese: Mario Cerciello Rega e Andrea Varriale.

La dinamica fu fulminea. Elder colpì Cerciello con undici coltellate. Hjorth, disarmato, affrontò Varriale. I due fuggirono e furono arrestati poche ore dopo, in un hotel. In primo grado, entrambi furono condannati all’ergastolo.


Come ha commentato la parte civile

Il professor Franco Coppi, legale della vedova Cerciello, ha commentato con amarezza:

“È una soddisfazione morale minima. Siamo partiti dall’ergastolo e se la stanno cavando a buon mercato”.

Secondo Coppi, la riduzione è solo il risultato della correzione di un errore già noto: “La Corte ha preso atto di un difetto tecnico nel calcolo. Le aggravanti sono tutte confermate, e questo per noi è importante”.


Le parole della difesa: “Differenza minima tra dolo e colpa”

L’avvocato Francesco Petrelli, che difende Hjorth, ha espresso perplessità sulla proporzione tra i due imputati:

“La visibile sproporzione del giudizio penale tra Elder e Hjorth non è stata sanata. La pena resta elevata anche per un ruolo marginale. Ora attendiamo di leggere le motivazioni”.

Petrelli contesta che tra chi ha materialmente ucciso e chi ha partecipato indirettamente vi sia una distanza così ridotta nella pena inflitta.


Cosa succede ora a Gabriel Natale Hjorth

Gabriel Natale Hjorth si trova attualmente ai domiciliari presso l’abitazione della nonna, a Fregene. Con la nuova sentenza potrebbe maturare i requisiti per avanzare richiesta di misure alternative. Dopo quasi sei anni tra carcere e custodia cautelare, la sua posizione penitenziaria potrebbe cambiare, ma la responsabilità penale resta definitiva.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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