I danni provocati dal terremoto in Kamchatka, e le balene spiaggiate dallo tsunamiI danni provocati dal terremoto in Kamchatka, e le balene spiaggiate dallo tsunami

Un sisma storico nella penisola russa di Kamchatka

Il 30 luglio 2025 la penisola di Kamchatka, in Russia, è stata colpita da un terremoto di magnitudo 8,6, classificandosi tra i dieci più violenti mai registrati a livello globale dall’inizio del Novecento, quando l’uso dei sismografi ha permesso di misurare con precisione l’intensità dei terremoti. Questo evento sismico si inserisce in una lista ristretta di catastrofi naturali che hanno cambiato la storia sismologica e geofisica del pianeta.

Il contesto storico dei grandi terremoti: dal Cile al Giappone

Il record del terremoto più potente resta quello di magnitudo compresa tra 9,2 e 9,4, avvenuto a Valdivia, in Cile, il 22 maggio 1960. Quel sisma scatenò uno tsunami che raggiunse le coste di Hawaii, Giappone, Filippine, Nuova Zelanda, Australia e le isole Aleutine, causando distruzione su vasta scala. Seguì quello dell’Alaska del 27 marzo 1964, magnitudo tra 9,2 e 9,3, con uno tsunami che provocò 139 vittime. Altri eventi di intensità paragonabile sono il devastante terremoto di Sumatra del 26 dicembre 2004, e quello di Tohoku, in Giappone, dell’11 marzo 2011, con onde di tsunami che superarono i 40 metri d’altezza.

Kamchatka, terra di forti scosse e vulcani attivi

Non è la prima volta che Kamchatka sperimenta terremoti di grande portata: il sisma di magnitudo 9,0 dell’11 novembre 1952, noto come terremoto di Severo-Kurilsk, rimane uno dei più devastanti della regione. La zona è nota per la sua intensa attività vulcanica e sismica: a seguito del recente terremoto, il vulcano Klyuchevskaya Sopka ha ripreso a eruttare, come confermato dal Servizio geofisico dell’Accademia Russa delle Scienze. Questo vulcano si trova a soli 30 km da Klyuchi, un insediamento abitato da circa 4.500 persone, accentuando le preoccupazioni per la sicurezza della popolazione locale.

Le misure di emergenza e la risposta del Cremlino

Le autorità russe hanno immediatamente attivato un’allerta tsunami per le coste della Kamchatka e delle regioni limitrofe. Nonostante la violenza della scossa, fortunatamente non si registrano vittime. Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha sottolineato come la preparazione tecnologica e la stabilità antisismica degli edifici abbiano contribuito a contenere i danni. L’evacuazione preventiva è stata effettuata in modo tempestivo e coordinato, dimostrando la prontezza delle istituzioni di fronte a calamità naturali di questa portata.

I danni materiali: tra crolli e allagamenti

A Petropavlovsk-Kamchatsky, la capitale della penisola, la scossa ha causato il cedimento parziale della facciata di un asilo. Nella regione di Sachalin, invece, si sono verificati allagamenti nel porto di Severo-Kurilsk e in un’azienda di pesca. Le immagini diffuse mostrano le conseguenze di un terremoto che ha letteralmente fatto tremare il suolo e l’aria di tutta l’area, lasciando una scia di paura ma anche di pronta reazione. Il vulcano Klyuchevskoy, in Kamchatka, ha iniziato a eruttare dopo il potente terremoto registrato nella regione. 

Le onde dello tsunami a 10.000 chilometri di distanza

Le onde dello tsunami hanno iniziato a colpire le isole Marchesi della Polinesia francese, a circa 10.000 chilometri (6.000 miglia) di distanza dall’epicentro del terremoto di magnitudo 8,8 che si è verificato al largo dell’estremo oriente della Russia. Lo affermano le autorità locali, come riporta la Cnn. “Le onde più alte sono previste nelle prossime ore e saranno alte tra 1,1 e 2,5 metri, dunque più basse rispetto alle precedenti previsioni che parlavano di onde fino a 4 metri”, ha affermato l’Alto Commissariato della Repubblica della Polinesia francese sul suo canale social. 

Kamchatka nel panorama mondiale dei grandi terremoti: confronto e prospettive

Il terremoto di magnitudo 8,6 di oggi si colloca vicino ad altri eventi sismici di simile intensità registrati in Alaska, Sumatra e altre zone altamente sismiche, evidenziando come alcune aree del Pacifico restino tra le più vulnerabili al mondo. L’area delle Kurili, da cui prende nome il terremoto storico del 1952, conferma la pericolosità di questo tratto di crosta terrestre, dove le placche tettoniche si scontrano e generano fenomeni estremi. Gli esperti sottolineano l’importanza di mantenere alti standard di preparazione e monitoraggio per minimizzare il rischio di future catastrofi.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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