Caso Nada Cella, in aula ascoltati i messaggi vocali di Annalucia CecereCaso Nada Cella, in aula ascoltati i messaggi vocali di Annalucia Cecere

Antonella Delfino Pesce ha avuto un ruolo chiave nella riapertura delle indagini

Nuova udienza a Genova per il processo sull’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa nel 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco. Al centro dell’udienza del 9 maggio, i messaggi vocali minacciosi inviati da Annalucia Cecere – principale imputata – alla criminologa Antonella Delfino Pesce, che ha avuto un ruolo chiave nella riapertura delle indagini.

In aula ascoltati i messaggi vocali di Annalucia Cecere

Pesce, sentita come testimone, ha raccontato di essere stata incaricata tra il 2017 e il 2019 di analizzare i fascicoli del caso e di aver messo in fila gli indizi che hanno condotto all’incriminazione di Cecere. Nei messaggi, l’ex insegnante l’accusa di essere complice di Soracco e la minaccia pesantemente: “Se ti ripresenti il mio cane ti spappola viva”, “Ora ti ci trascino per i capelli”, “Sai qualcosa, sei complice come lui”.

La criminologa ha anche ripercorso il rapporto con Soracco, inizialmente collaborativo ma poi incrinatosi con la riapertura dell’inchiesta nel 2021. Secondo l’accusa, Cecere avrebbe ucciso Nada Cella per rancore e gelosia nei confronti della giovane, vicina a Soracco, di cui era segretamente innamorata.

Ricostruiti gli incontri con Soracco durante l’udienza

Durante la deposizione, Delfino Pesce ha ricostruito gli incontri con Soracco e i tentativi di far emergere la memoria dei protagonisti dell’indagine. Ha raccontato delle ambiguità e reticenze dell’uomo, che arrivò a piangere dicendo: “O forse ho rimosso”, durante un viaggio verso Milano. Ha inoltre rivelato che Soracco ammise di aver ricevuto una telefonata da Cecere il giorno del delitto, durante la quale si proponeva per prendere il posto di Nada.

Pesce ha anche raccontato l’ultima visita a casa di Soracco, avvenuta dopo aver parlato con la madre dell’uomo: “Gli chiesi perché non mi avesse detto di aver chiesto a Nada di non passargli più le telefonate della Cecere. Mi rispose: ‘Non me lo ricordavo’”.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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