Il gesto dopo la sparatoria in cui sono morti tre giovani a Monreale
La Procura di Palermo ha disposto il fermo di Mattias Conti, 19 anni, terzo giovane accusato di aver partecipato alla strage di Monreale, in cui hanno perso la vita Massimo Pirozzo, Salvo Turdo e Andrea Miceli. L’accusa è pesante: concorso in strage. Conti, originario del quartiere Zen, si aggiunge ai due arresti precedenti, Salvatore Calvaruso e Samuel Acquisto. I tre sono ritenuti responsabili della violenta sparatoria avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 aprile nel cuore di Monreale, durante una rissa degenerata in una carneficina.
La dinamica: pistole, moto e sangue
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Conti avrebbe esploso numerosi colpi di pistola contro la folla in via D’Acquisto. I proiettili, sparati ad altezza d’uomo, hanno causato la morte dei tre giovani e ferito altre due persone. I rilievi hanno permesso di recuperare circa 20 bossoli. Le modalità dell’attacco, avvenuto in una strada affollata con circa un centinaio di persone presenti, configurano pienamente il reato di strage.
Un testimone ha descritto in modo dettagliato l’atteggiamento di Conti dopo la sparatoria: avrebbe alzato le braccia in segno di trionfo, stringendo il casco grigio Momo Design, come se avesse appena compiuto un gesto di esaltazione. Era passeggero su una moto BMW GS, riconoscibile dai borsoni laterali. Indossava un giubbotto bianco con cuciture simili a quelle di un Blauer.
La foto che ha incastrato Conti
Determinante per il suo riconoscimento è stata una foto pubblicata sui social dalla fidanzata di una delle vittime, che mostrava Conti insieme a Calvaruso poco prima della strage, con gli stessi abiti ripresi dai sistemi di videosorveglianza. L’immagine è stata prontamente acquisita dai carabinieri, che l’hanno confrontata con i filmati e i racconti dei testimoni.
Le motivazioni del fermo
Il pubblico ministero sottolinea come il comportamento di Conti integri pienamente gli elementi del delitto di strage, in base all’art. 422 del Codice Penale. L’azione, condotta in modo indiscriminato e in un contesto densamente popolato, dimostra volontà e consapevolezza del pericolo arrecato alla collettività. Il dolo specifico emerge sia dal numero dei colpi esplosi, sia dalla pericolosità del luogo in cui è avvenuto il fatto.
Una strage sfiorata
L’elemento più inquietante dell’indagine è che il numero delle vittime poteva essere molto più alto. I proiettili hanno colpito anche un’auto parcheggiata e fioriere, segno che chi sparava non aveva un bersaglio preciso, ma puntava a seminare terrore. Una tragedia evitata solo per circostanze fortuite.