Marah Zuhri non ce l'ha fattaMarah Zuhri non ce l'ha fatta

Una morte che divide tra medicina e politica

La vicenda di Marah Zuhri, 20 anni, arrivata in Italia con un volo umanitario dal drammatico scenario di Gaza e deceduta meno di 24 ore dopo il ricovero all’ospedale Santa Chiara di Pisa, continua a sollevare dubbi e polemiche.

Cosa ha ucciso la giovane? Una leucemia grave, come sostengono le autorità israeliane? Oppure una condizione di malnutrizione estrema, aggravata da una malattia mai diagnosticata, come riferiscono i sanitari italiani?

La verità, al momento, resta sospesa tra due versioni contrastanti che hanno già assunto un peso politico e simbolico.


Il racconto dall’ospedale di Pisa

La giovane palestinese era arrivata a Pisa accompagnata dalla madre, trasportata con un aereo militare della 46ª Aerobrigata e destinata al reparto di Ematologia per una presunta leucemia.

I medici italiani hanno però escluso la diagnosi oncologica dopo esami mirati. «Non sono state documentate cellule leucemiche», ha spiegato la professoressa Sara Galimberti, direttrice del reparto, chiarendo che i test molecolari hanno permesso di sospendere la terapia iniziata d’urgenza la notte stessa.

Marah era in condizioni estremamente defedate, allettata da molto tempo, con proteine bassissime e parametri coagulativi alterati. I sanitari hanno iniziato una nutrizione ipercalorica e trasfusioni di supporto, ma la giovane è entrata in crisi respiratoria e, nel pomeriggio di Ferragosto, è morta per arresto cardiaco.


La versione israeliana: “Era leucemia, non malnutrizione”

Dall’altra parte, l’ente israeliano Cogat, che gestisce i rapporti civili e sanitari con Gaza, ha smentito con decisione la tesi della malnutrizione.

«Marah Zuhri soffriva di leucemia – ha dichiarato il Cogat – e l’Italia ci aveva chiesto l’evacuazione per cure mediche. Abbiamo autorizzato il trasferimento, e semmai si sarebbe potuto fare prima».

Un’affermazione che esclude la morte per fame, accusa che da Gaza e dai sostenitori della causa palestinese era stata rivolta contro Israele come prova del drammatico impatto del conflitto sulla popolazione civile.


L’assenza di autopsia e i dubbi irrisolti

Sulla salma non è stato eseguito il riscontro diagnostico post mortem – cioè l’autopsia clinica – per volontà dei familiari, che hanno motivato la decisione con ragioni religiose.

Al momento, la ventenne si trova all’Istituto di Medicina Legale a disposizione della magistratura, che potrebbe comunque decidere per un’autopsia medico-legale. Tuttavia, non essendo emersi sospetti di reato, l’apertura di un fascicolo di indagine appare poco probabile.

La mancanza di accertamenti autoptici lascia dunque senza risposta la domanda chiave: leucemia o malattia diversa aggravata dalla denutrizione?


Una vicenda simbolica del conflitto

Il caso Marah è diventato rapidamente un terreno di scontro. Da un lato, le autorità israeliane rivendicano di aver facilitato il trasferimento per ragioni umanitarie; dall’altro, molti attivisti e osservatori vedono in questa morte l’ennesima testimonianza del deterioramento delle condizioni sanitarie a Gaza, dove mancano farmaci, diagnosi e cure adeguate.

In mezzo, i medici italiani che parlano di una giovane arrivata stremata da tempo, con una condizione fisica compatibile con mesi di sofferenza.


Un mistero che resta aperto

Per la comunità medica di Pisa, il quadro resta incerto: «Forse aveva una malattia mai diagnosticata», ha ipotizzato la professoressa Galimberti, evidenziando come la giovane fosse da tempo immobilizzata a letto.

Ma senza un’autopsia, le cause resteranno probabilmente nel limbo delle ipotesi, alimentando interpretazioni politiche e narrative contrapposte.

Quel che è certo è che la vicenda di Marah Zuhri, una ventenne che aveva appena lasciato l’inferno di Gaza per cercare cure, si è conclusa in Italia con una morte improvvisa e ancora senza verità.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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