Un mistero nella notte tra il 15 e il 16 maggio
Nella notte tra il 15 e il 16 maggio, quella in cui Maria Denisa Adas è misteriosamente scomparsa a Prato, si sono registrati movimenti inaspettati sui suoi dispositivi mobili. I telefoni della trentenne romena, escort residente a Roma e in trasferta in Toscana per lavoro, si sono riaccesi per alcuni minuti. Da entrambi è stato rilevato uno scambio di dati con almeno altri due dispositivi, un dettaglio inquietante che rafforza l’ipotesi di un sequestro.
Gli ultimi contatti e l’enigma dei telefoni
Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri, diretti dalla Procura di Prato e dal procuratore Luca Tescaroli, non è chiaro chi abbia riattivato i telefoni: se Denisa stessa o i suoi rapitori. Dopo una lunga telefonata di 38 minuti con la madre, i dispositivi hanno generato connessioni non legate a chiamate vocali ma a traffico dati, seguite da uno spegnimento definitivo.
Le celle telefoniche: il riserbo degli inquirenti
Gli investigatori mantengono massimo riserbo sulle celle agganciate dai telefoni, elemento cruciale per determinare l’area esatta in cui potrebbero trovarsi la donna o i suoi dispositivi al momento dell’ultimo segnale. Non si esclude che i telefoni siano stati utilizzati per depistare le indagini.
Le ipotesi investigative: regolamenti di conti o vendetta personale
Il fascicolo aperto è per sequestro di persona. Tra le ipotesi più accreditate vi è quella di un gruppo di connazionali che avrebbe voluto costringerla a lavorare per loro, ma si considera anche il movente personale: un cliente respinto, incapace di accettare il rifiuto. Una terza pista, più recente, coinvolge un avvocato che avrebbe contattato la madre di Denisa, offrendosi di aiutare. Quest’ultima non ha informato le autorità, ed è ora indagata per false dichiarazioni.
Gli ultimi appuntamenti e i sospetti
Denisa alloggiava in un residence di via Ferrucci. Le sue colleghe, con cui era in contatto via chat, riferiscono che segnalava abitualmente clienti pericolosi. In uno dei messaggi, aveva condiviso la foto di un uomo definito “pericoloso”. La sera del 15 maggio, avrebbe incontrato due clienti: uno alle 20, giudicato negativamente, e un altro alle 23:20, un giovane di Pistoia ripreso mentre lascia il residence. A mezzanotte circa, riceve una nuova richiesta da un uomo albanese, poi il silenzio.
La paura che precedeva la scomparsa
Secondo persone vicine alla ragazza, Denisa era turbata e spaventata. Aveva espresso timori concreti di poter essere uccisa. Un’amica ha raccontato alla Procura che Denisa sarebbe stata picchiata e seviziata, informazione non ancora confermata ma che potrebbe cambiare radicalmente la natura delle indagini.
La posizione della madre e il ruolo dell’avvocato
Maria Cristina Paun, madre di Denisa, è indagata per non aver rivelato alcuni contatti telefonici con un avvocato ritenuto potenzialmente coinvolto. La sua legale, Marianna De Simone, ha smentito ogni accusa: “La mia assistita non ha nulla da nascondere”. Tuttavia, le dichiarazioni contraddittorie restano agli atti.
Uno scenario sempre più oscuro
Sono trascorsi undici giorni dalla scomparsa. Nessuna richiesta di riscatto, nessuna traccia certa. La Procura non esclude che la donna possa trovarsi fuori dalla Toscana. Il silenzio che circonda questa vicenda, unito ai dettagli emersi, suggerisce un piano ben orchestrato.
La speranza è che l’analisi dei dati digitali, unita a nuove testimonianze, possa far luce su quanto accaduto nella notte tra il 15 e il 16 maggio. E restituire risposte su che fine abbia fatto Maria Denisa Adas.