Il fermo in Grecia e i primi dettagli raccolti dagli inquirenti
Nuovi elementi emergono sul caso del duplice omicidio avvenuto il 7 giugno a Villa Pamphili, a Roma, dove sono stati trovati i corpi senza vita di una donna e di una bambina di sei mesi. Francis Kaufmann, 46 anni, cittadino statunitense, fermato in Grecia ed in attesa di estradizione. L’uomo avrebbe rotto il silenzio con affermazioni offensive nei confronti degli italiani.
Le indagini si concentrano sui contatti e sull’alloggio romano
La Procura di Roma sta cercando di individuare l’abitazione dove Kaufmann avrebbe vissuto assieme alla donna e alla bambina nelle settimane precedenti all’omicidio. Alcuni indizi portano alle zone di Monteverde e Gregorio VII: l’uomo avrebbe contattato un’agenzia immobiliare ad aprile per prendere in affitto un appartamento, a dimostrazione del fatto che la famiglia non dormiva per strada.
Al vaglio degli inquirenti ci sono anche tre schede telefoniche riconducibili a Kaufmann, di cui una attivata alla stazione Termini. Gli investigatori stanno mappando le celle telefoniche e ricostruendo i movimenti dell’uomo per capire chi possa averlo aiutato o ospitato a Roma.
Una vita sotto falsa identità
Kaufmann aveva assunto almeno due identità diverse: in Grecia si faceva chiamare Rexal Ford, mentre in Italia usava l’alias Matteo Capozzi. Proveniva da Malta, dove risiedeva al civico 78 di via in-Nadur a Marsascala, e dove era conosciuto per i suoi atteggiamenti schivi e riservati. Nessuno, nel quartiere, ricorda di aver visto la donna o la bambina che presumibilmente vivevano con lui.
Non risultano certificati di nascita per la neonata né documenti che attestino un matrimonio tra Kaufmann e la madre. Si ipotizza che la donna fosse una cittadina dell’Est Europa, probabilmente russa, senza permesso regolare per soggiornare in Italia.
I fondi dai genitori, l’arrivo in Italia con il catamarano a noleggio
Nonostante la sua apparenza modesta, Kaufmann disponeva di mezzi economici non indifferenti: riceveva mensilmente somme comprese tra i 5 e i 6 mila euro da parte dei genitori (pare per vivere lontano dagli Usa) e utilizzava tre carte di credito, anche per pranzi e cene in ristoranti. Aveva raggiunto l’Italia via mare, con un catamarano preso a noleggio.
Il 27 marzo Francis Kaufmann si trovava ancora sull’isola di Malta ma già utilizzava l’alias di Matteo Capozzi. In quei giorni, infatti, il 46enne arrestato in Grecia stava cercando il modo di arrivare in Sicilia affittando una imbarcazione. La conferma arriva dal titolare di una società di carsharing siciliana che è stato contattato via cellulare dall’uomo che si spacciava come Matteo Capozzi.
“Intorno alle 20 di quel giorno sul cellulare che utilizzo per il lavoro mi è arrivato il messaggio da questo Capozzi, mai sentito in vita mia, che mi chiedeva un aiuto per avere contatti con società che si occupano di barche charter da Malta. Mi limitai a dire che non ne conoscevo e la comunicazione tra noi terminò così” – ha riferito l’imprenditore all’Ansa.
Tutti questi elementi contribuiscono a delineare il profilo di un uomo dalla vita opaca e frammentata, che per anni ha viaggiato tra Russia, Nuova Zelanda, Islanda e Malta, assumendo più volte identità diverse.
Molteplici identità e mistero
Restano da chiarire le dinamiche e soprattutto il movente del duplice omicidio. Perché Francis Kaufmann ha ucciso? Quale evento ha innescato l’orrore consumatosi a Villa Pamphili? Le autorità italiane, in coordinamento con quelle greche e maltesi, continuano a lavorare per ricostruire le ultime settimane di vita delle vittime e capire se l’uomo possa essere coinvolto in altri episodi simili.