Sant’Olcese, il 40enne era andato in escandescenza
La tranquillità di Manesseno, frazione di Sant’Olcese nell’entroterra genovese, è stata sconvolta nel tardo pomeriggio di domenica 17 agosto da un intervento che si è concluso con un decesso. Secondo la ricostruzione resa pubblica dai testimoni e dalle prime note delle forze dell’ordine, i vicini avevano segnalato forti rumori e minacce provenienti dall’appartamento di via Mattei 4.
Sul posto è arrivata prima la Pubblica Assistenza — Croce d’Oro di Manesseno e un’automedica, quindi due pattuglie dei carabinieri. L’uomo, descritto come in forte stato di agitazione e probabilmente sotto l’effetto di alcol o sostanze, avrebbe dapprima dato in escandescenze e minacciato gli operatori sanitari; quindi, all’arrivo dei militari, si sarebbe scagliato contro di loro.
In quel frangente sarebbe stato fatto ricorso al taser: una prima scarica avrebbe colpito la vittima e marginalmente un collega dei carabinieri, mentre una seconda erogazione, ad opera di un altro militare, avrebbe raggiunto nuovamente l’uomo. Poco dopo la vittima si sarebbe accasciata; nonostante i tentativi di rianimazione del personale sanitario, è stato constatato il decesso sul posto.
Chi è la vittima, disposta autopsia
La vittima è un uomo di 41 anni di origini albanesi, domiciliato nella palazzina dove è avvenuto l’intervento. I dettagli anagrafici completi non sono stati resi pubblici dalle autorità. Alcuni residenti hanno riferito che la situazione si è rapidamente degenerata: l’uomo, già nella mattina e nel corso della giornata, avrebbe avuto comportamenti ritenuti minacciosi, tanto che era stata chiamata anche la pubblica assistenza.
I testimoni sottolineano che l’uso del taser è avvenuto dopo ripetuti tentativi di contenere l’aggressività senza esiti. Per stabilire le cause della morte ed una eventuale correlazione con l’arma a impulsi elettrici sarà l’autopsia già disposta dalla Procura del capoluogo ligure. Si tratta del secondo decesso a seguito di un intervento con il taser nelle ultime 48 ore.
Il contesto più ampio: un altro caso poche ore prima in Sardegna
Il caso assume rilievo nazionale perché si inserisce in una vicenda più ampia: poche ore prima, a Olbia, un altro uomo (Gianpaolo Demartis, 57 anni) era morto durante il trasporto in ambulanza dopo che i carabinieri avevano utilizzato il taser per sedare una condotta aggressiva. La ripetizione di episodi simili in tempi ravvicinati alimenta il dibattito sull’uso degli strumenti a impulsi elettrici come alternativa “meno letale” e sulla necessità di protocolli più stringenti e di controlli medico-legali e investigativi rapidi.