Karmen AudinoKarmen Audino

Una domanda universale: perché non riusciamo a lasciar andare?

Why Do I Still Think About You nasce da un interrogativo tanto semplice quanto universale: perché alcune persone o storie continuano a vivere dentro di noi, anche quando sembrano finite? È il cuore del memoir di Karmen Audino, scrittrice e storyteller italiana con base a Dubai, che con voce lirica e visiva affronta i temi di amore, perdita, trauma e memoria.

Non un manuale di auto-aiuto, ma un racconto che oscilla tra confessione personale e riflessione collettiva, in grado di parlare a chiunque si sia chiesto almeno una volta: “Perché penso ancora a quella persona?”.


Una scrittura cinematografica e intima

Il libro colpisce per la sua impostazione: non è lineare, ma procede come un montaggio di scene, con atmosfere e immagini che rimandano al linguaggio filmico. Non è un caso: Karmen Audino viene da anni di lavoro nel cinema, avendo curato campagne internazionali per major come Sony (Bullet Train, Gran Turismo, Spider-Man, Venom) e per realtà indipendenti come A24.

L’esperienza nel mondo visivo traspare dalla scrittura, che mescola prosa lirica, introspezione psicologica e riferimenti alla cultura pop e al cinema: da YOU a The Great Gatsby, fino a suggestioni estetiche che richiamano Terrence Malick, Lana Del Rey e Cigarettes After Sex.


Temi forti: trauma, abbandono e guarigione

Il memoir affronta con coraggio temi complessi:

  • le ferite da abbandono e i diversi stili di attaccamento;
  • la co-dipendenza affettiva e l’illusione dell’amore;
  • le dinamiche narcisistiche e l’abuso emotivo;
  • il modo in cui il trauma modella memoria, desiderio e percezione di sé;
  • i percorsi di guarigione attraverso lutto, riflessione e rilascio.

Accanto alla narrazione, l’autrice propone strumenti concreti come prompt di scrittura, esercizi di grounding e rituali di perdono, trasformando il libro in un compagno di viaggio pratico oltre che emotivo.


Il pubblico ideale

L’opera si rivolge soprattutto a un pubblico femminile tra i 25 e i 50 anni, spesso in momenti di transizione — separazioni, cambiamenti identitari, percorsi terapeutici — ma in realtà può parlare a chiunque. Perché la domanda che lo guida, “perché non riesco a lasciar andare?”, non ha età né genere.

È un libro che dialoga con chiunque abbia mai sentito il peso di una storia rimasta aperta, offrendo non risposte definitive ma uno specchio in cui riconoscersi.


La voce dell’autrice

Karmen Audino descrive così il senso del libro:
«Non è un racconto sull’ex, ma su ciò che resta del passato: ricordi, versioni di noi stessi che esistevano solo accanto a determinate persone. È stato difficile rivivere certi momenti, ma proprio lì ho trovato la liberazione: trasformare il dolore in linguaggio, per farne un ponte con gli altri».

La scelta di scrivere in inglese è legata al desiderio di raggiungere un pubblico globale. «È la lingua in cui riesco a esprimermi con più naturalezza e che mi permette di parlare a chiunque, oltre i confini culturali», racconta.


Tra cinema e letteratura

Il background cinematografico dell’autrice è evidente. La sua prosa è visiva, costruita per immagini. «Il cinema mi ha insegnato ritmo e tensione narrativa» – spiega. «Scrivere questo libro è stato come montare scene che il lettore può vedere e sentire».

Non a caso il suo prossimo progetto, BONDS, è pensato sia come romanzo che come possibile serie limitata, dedicata ai temi di amore tossico, trauma e redenzione. Una conferma della volontà di esplorare il confine sempre più sottile tra letteratura e audiovisivo.


Distribuzione globale

Why Do I Still Think About You è disponibile dal 29 ottobre 2025 in versione cartacea e digitale su:

La distribuzione internazionale garantisce al libro un’ampia diffusione, consentendo di raggiungere lettori in ogni parte del mondo.


Un memoir che diventa specchio

In un panorama editoriale affollato di manuali motivazionali, il libro di Karmen Audino si distingue per il suo approccio personale e poetico. Non offre formule o soluzioni rapide, ma invita a guardarsi dentro con onestà e delicatezza.

«Spero che chi legge non si senta “sbagliato” per pensare ancora a qualcuno del passato», conclude l’autrice. «Quelle nostalgie fanno parte dell’essere umani. E se diventano racconto, possono trasformarsi in nuova forza creativa».

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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