Il rapimento davanti agli amici
Una scena da film, ma purtroppo reale, ha sconvolto la comunità di Vittoria, in provincia di Ragusa. Giovedì 25 settembre, intorno alle 21:30, un ragazzo di appena 17 anni è stato sequestrato sotto gli occhi increduli dei suoi coetanei. Due uomini incappucciati e armati di pistola, scesi da una Fiat Panda nera, lo hanno chiamato per cognome, confermando di sapere con precisione chi fosse la loro vittima. Dopo avergli sottratto il telefono cellulare – lasciato a terra per evitare che le celle telefoniche potessero tracciarli – lo hanno spinto con forza in auto e sono fuggiti a tutta velocità.
Altri testimoni hanno raccontato che i rapitori parlavano in italiano e che, con apparente freddezza, hanno rassicurato i presenti: «Non vi preoccupate, vogliamo solo lui». Una frase che ha gelato il sangue e chiarito l’obiettivo mirato dell’operazione.
Il quartiere Forcone sotto choc
Il sequestro è avvenuto nel quartiere Forcone, in una piazzetta frequentata dai giovani. Con due Fiat Panda, una bianca e una nera, il commando ha messo in atto un’azione rapida, chirurgica, lasciando di stucco chi si trovava lì per una serata tra amici.
Mai, negli ultimi decenni, la città aveva assistito a un gesto simile. L’ultimo caso paragonabile risale agli anni Settanta, quando il notaio Garrasi venne rapito: una vicenda che allora si concluse con l’arresto dei responsabili e la liberazione dell’ostaggio.
La famiglia nel mirino
Il ragazzo sequestrato è figlio maggiore di una famiglia conosciuta a Vittoria, attiva nel settore della produzione e del commercio ortofrutticolo. Persone descritte come tranquille, stimate nel loro ambiente.
Gli inquirenti non escludono alcuna pista: si indaga sulle attività lavorative della famiglia, su eventuali dissidi, ma anche sulla vita privata del giovane. La modalità del rapimento – organizzata con estrema precisione – fa pensare a un gruppo esperto, non a un gesto improvvisato.
L’appello del vescovo e la reazione del sindaco
La notizia si è diffusa in poche ore, gettando nel panico l’intera comunità. Monsignor Giuseppe La Placa, vescovo di Ragusa, ha lanciato un appello diretto ai rapitori:
«Faccio appello ai rapitori perché lascino libero il ragazzo. Quanto accaduto è gravissimo e ci turba profondamente. Auspichiamo che le forze dell’ordine possano riportare questo giovane alla sua famiglia».
Il sindaco Francesco Aiello ha invece convocato d’urgenza la Giunta comunale e, in un messaggio diffuso sui social, ha espresso «vicinanza e solidarietà» alla famiglia, chiedendo «misure straordinarie da parte dello Stato» per affrontare una vicenda che definisce «gravissima per le modalità e il contesto in cui è avvenuta».
Le indagini della Polizia
Il caso è affidato alla Polizia di Stato. Gli investigatori stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere pubbliche e private della zona, ricostruendo i movimenti delle due auto e analizzando ogni dettaglio utile.
Al momento non risulta chiaro se ci siano stati contatti tra i rapitori e la famiglia. Gli inquirenti stanno verificando anche la possibilità di richieste di riscatto, pur non escludendo altre ipotesi come eventuali intimidazioni o ritorsioni.
Il sequestro, avvenuto in pieno centro abitato e davanti a più testimoni, rappresenta un elemento inusuale per dinamiche criminali di questo tipo, solitamente più riservate e lontane da occhi indiscreti. Una scelta che alimenta interrogativi e inquietudini.
Una comunità che chiede risposte
La città di Vittoria si è stretta attorno alla famiglia. In piazza e sui social si moltiplicano i messaggi di solidarietà, ma anche di rabbia e paura. Molti cittadini si chiedono come sia stato possibile un rapimento tanto plateale senza che nessuno potesse intervenire.
Il ricordo del sequestro Garrasi degli anni Settanta riaffiora come una ferita mai del tutto rimarginata, ma oggi la sensazione è ancora più acuta: il rapimento di un minorenne, strappato ai suoi amici in una piazza di quartiere, lascia un segno profondo.
Attesa e speranza
Al momento, il 17enne è ancora nelle mani dei rapitori. Le forze dell’ordine lavorano senza sosta, mentre la città resta sospesa, tra paura e speranza. Ogni ora che passa accresce l’ansia di una comunità che chiede risposte rapide e concrete.
Il vescovo, il sindaco, le famiglie e i coetanei della vittima attendono una sola notizia: che il ragazzo torni libero e possa riabbracciare i suoi cari.