Italia–Israele non si doveva giocare”: proteste e scontri a Udine
“Italia–Israele non si doveva giocare.” È iniziata così, al megafono, la manifestazione pro Palestina organizzata nel pomeriggio del 14 ottobre a Udine dal Comitato per la Palestina, in concomitanza con la partita di qualificazione ai Mondiali tra le due nazionali.
Un corteo molto partecipato, che ha sfilato per le vie del centro prima di degenerare in scontri durissimi con le forze dell’ordine in piazza Primo Maggio, mentre la partita era in corso allo stadio Friuli.
Cariche, idranti e bottiglie: colpito giornalista alla testa
Secondo le ricostruzioni, la tensione è esplosa quando una parte dei manifestanti ha cercato di sfondare il cordone di sicurezza per avvicinarsi allo stadio.
Sono volate bottiglie, fumogeni e petardi, e la polizia ha risposto con idranti, cordoni antisommossa e lancio di lacrimogeni.
L’aria, raccontano i presenti, è diventata “irrespirabile”.
Alcuni manifestanti sono rimasti feriti, un giornalista è stato colpito durante le cariche, e sono stati divelti cartelli stradali e transenne.
In via della Vittoria, alcune persone hanno sollevato le barriere per colpire i blindati della polizia, che ha risposto caricando i gruppi più violenti.
Dozens of pro-Palestinian activists have gathered in the Italian city of Udine, where Italy will play against Israel in a FIFA World Cup qualifier today, to denounce Israeli abuses against Palestinians.
— Al Jazeera English (@AJEnglish) October 14, 2025
🔴 LIVE updates: https://t.co/n8PXK6ca46 pic.twitter.com/qHzQvQLGRu
Migliaia in corteo, la città blindata
Il corteo, partito da piazza della Repubblica con qualche ritardo per consentire a tutti di unirsi, ha visto una partecipazione molto alta: gli organizzatori parlano di 15mila persone, la Questura ne stima circa 8mila.
Molti arrivavano anche da fuori regione, uniti dallo slogan “Cartellini rossi contro Israele”.
Fino ai momenti di tensione finali, la marcia era sfilata pacificamente tra striscioni, cori e una maxi bandiera palestinese.
L’arrivo era previsto a piazza Primo Maggio, distante dallo stadio, ma una frangia più radicale ha tentato di forzare i blocchi.
Udine, per tutta la giornata, è rimasta completamente blindata: negozi e bar chiusi, poche persone in centro, controlli capillari in ogni accesso alla città.
La sicurezza è stata rafforzata anche allo stadio Friuli, dove i controlli ai tifosi sono stati rigidissimi, con metal detector, ispezioni dei veicoli e verifiche con droni e pedane anti-esplosivo.
Udine, oltre diecimila persone in piazza per la Palestina. #ItaliaIsraele pic.twitter.com/ZzRfhhqT6j
— MC (@Virus1979C) October 14, 2025
Un tifoso fermato al Friuli
Durante la partita, un tifoso è stato bloccato mentre tentava di entrare in campo.
L’uomo è stato immediatamente fermato e allontanato dagli steward, mentre sugli spalti la partita proseguiva regolarmente, senza altri incidenti.
La delegazione israeliana era arrivata a Udine solo in serata, con l’albergo presidiato da tiratori scelti dei reparti speciali.
Le parole del sindaco e dell’arcivescovo
A distanza di sicurezza dallo stadio, nella chiesa di Santa Maria di Castello, si è tenuta una veglia per la pace.
L’arcivescovo monsignor Riccardo Lamba ha rivolto un messaggio di preghiera:
“Noi siamo pro Pace, e accompagniamo con la preghiera una manifestazione che speriamo resti civile e pacifica.”
Presente anche il sindaco Alberto Felice De Toni, che nei mesi scorsi aveva chiesto di rinviare o annullare la partita, giudicando inopportuno lo svolgimento del match in un momento di guerra a Gaza.
“Io tifo per entrambi – ha detto – e tifo per la pace.”
Da Udine
— Garbaste (@GarbaSte) October 14, 2025
Israele devi andartene,
VATTENE VATTENE pic.twitter.com/qyLK1WI2fW
Proteste anche in altre città italiane
Manifestazioni simili si sono tenute anche in altre città italiane, da Bari ad Ascoli Piceno, sotto lo stesso slogan contro la nazionale israeliana.
A Udine, invece, la tensione è rimasta alta fino al termine della serata, con le forze dell’ordine schierate in centro e lungo i principali accessi.