Stefano Luigi CenaStefano Luigi Cena

La tragedia alla Sagra del Vino

È morto Stefano Luigi Cena, 64 anni, il giostraio brutalmente aggredito durante una rissa scoppiata nella notte tra il 5 e il 6 ottobre alla Sagra del Vino e dell’Uva di Capena, a pochi chilometri da Roma.
L’uomo, conosciuto in paese come Luigi, era stato ricoverato in coma all’ospedale Sant’Andrea in gravissime condizioni. Dopo oltre una settimana di agonia, il suo cuore ha smesso di battere il 14 ottobre.

Secondo quanto ricostruito, la violenza sarebbe nata per un banale screzio sul pagamento di un giro di giostra, degenerato in una vera e propria spedizione punitiva. A colpirlo sarebbe stato un gruppo di almeno nove ragazzi, ora denunciati dai carabinieri di Capena.


Il litigio per il biglietto e l’aggressione

La Sagra del Vino e dell’Uva, giunta alla centesima edizione, si teneva come ogni anno in piazza Civitucola, tra stand gastronomici e attrazioni per famiglie.
Secondo le prime testimonianze, alcuni giovani si sarebbero seduti sulla giostra di Cena – il discovolantesenza pagare il biglietto.

Quando il giostraio li ha invitati a scendere o a pagare, la situazione è degenerata.
«Papà ha solo chiesto loro di fare il biglietto», raccontano i figli della vittima. «In pochi minuti sono arrivati altri ragazzi, lo hanno colpito alle spalle, lo hanno buttato a terra e pestato con calci e pugni. Gli hanno sbattuto più volte la testa, non abbiamo capito dove, ma sanguinava tanto».


Il tentativo disperato della moglie

A cercare di fermare la furia del branco è intervenuta anche la moglie di Stefano, una donna di 63 anni, che ha provato a difenderlo.
«Una ragazza l’ha presa per il collo e strattonata», hanno raccontato i figli. Anche lei è finita in ospedale con 10 giorni di prognosi, mentre uno dei figli, che ha tentato di intervenire, ha riportato lievi ferite.

«Mamma era a terra, papà non si muoveva più — proseguono i figli —. Abbiamo visto che aveva crisi e respirava a fatica. La gente del paese ci vuole bene, ci stanno aiutando a cercare testimoni. Speriamo che qualcuno abbia ripreso la scena con il telefono».


L’arrivo dei soccorsi e le prime indagini

Immediato l’intervento dei carabinieri della stazione di Capena e del 118, che hanno trasportato il 64enne in codice rosso all’ospedale Sant’Andrea di Roma.
Le sue condizioni sono apparse subito disperate. Dopo dieci giorni di coma, i medici ne hanno constatato il decesso.

La Procura di Tivoli coordina le indagini, mentre i carabinieri stanno analizzando i filmati delle telecamere di sorveglianza per identificare tutti i responsabili. Le nove persone già denunciate per rissa aggravata in concorso potrebbero ora vedere il capo d’accusa convertito in omicidio o morte in conseguenza di altro reato, alla luce del decesso della vittima.


Un intero paese sotto choc

La notizia della morte di Stefano Cena si è diffusa rapidamente a Capena, dove l’uomo era molto conosciuto.
«Era qui da 40 anni, lavorava con onestà e gentilezza. Nessuno meritava una fine del genere», dicono i commercianti del centro storico.

I cittadini si sono stretti intorno alla famiglia, che chiede giustizia e rispetto: «Papà era un uomo buono. Stava solo facendo il suo lavoro».
In molti, sui social, chiedono che i responsabili vengano individuati e puniti: “Un episodio assurdo, non può finire così”.


Le prossime mosse degli inquirenti

Gli investigatori stanno acquisendo nuove testimonianze e video amatoriali che potrebbero chiarire l’esatta sequenza dei fatti.
Si cerca di capire chi abbia colpito per primo, se ci sia stata premeditazione o se la violenza sia esplosa improvvisamente, come sembra dalle prime ricostruzioni.

Intanto, in paese, cresce la tensione: «Non può bastare una denuncia per rissa, dev’essere fatta giustizia per Luigi», si legge su diversi striscioni comparsi vicino alla piazza dove tutto è accaduto.

Lascia moglie e tre figli

Stefano Luigi Cena lascia la moglie e tre figli.
La sua morte ha scosso una comunità intera, trasformando una festa di paese in una tragedia che difficilmente sarà dimenticata.
Ora, tocca alla magistratura fare chiarezza: chi ha ucciso il giostraio di Capena dovrà rispondere delle proprie azioni.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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