Dal 12 novembre sarà bloccato l'accesso ai minori di 48 siti hardDal 12 novembre sarà bloccato l'accesso ai minori di 48 siti hard

L’Agcom ha comunicato l’elenco di 48 portali inaccessibili ai minori

Dal 12 novembre 2025 cambieranno le regole per accedere ai principali siti pornografici in Italia.
L’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha pubblicato sul proprio sito l’elenco ufficiale di 48 portali che diventeranno inaccessibili ai minori. Tra questi compaiono colossi mondiali come Pornhub, YouPorn, Redtube e OnlyFans.

Si tratta della prima applicazione concreta dell’articolo 13-bis del Decreto Caivano, che introduce l’obbligo per i gestori di siti pornografici di verificare l’età degli utenti, impedendo l’accesso ai minori di 18 anni.
La misura è stata formalizzata con la delibera Agcom 96/25/CONS, che specifica i criteri tecnici e le modalità operative per la verifica dell’età anagrafica, basata su sistemi di autenticazione digitale.


Come funzionerà il blocco

In pratica, chi proverà ad accedere ai siti indicati dovrà superare un sistema di riconoscimento dell’età, che impedirà automaticamente l’accesso ai minorenni.
Il blocco avverrà a livello di rete: saranno gli internet provider italiani a rendere inaccessibili le piattaforme pornografiche che non rispettano i nuovi standard di verifica.

Il provvedimento arriva dopo mesi di discussione e dopo i risultati di numerose indagini — come quella del Cnr, che ha evidenziato come l’88% degli adolescenti maschi e il 40% delle femmine abbiano già avuto accesso a contenuti pornografici online.

L’obiettivo è chiaro: proteggere i minori da un’esposizione precoce e incontrollata a materiali sessualmente espliciti.


Codacons: “Una misura giusta ma inefficace”

Nonostante le buone intenzioni, non tutti credono che la mossa dell’Agcom sarà davvero risolutiva.
Il Codacons, in una nota ufficiale, parla di “una misura giusta ma inefficace”, sostenendo che il sistema di blocco possa essere aggirato con estrema facilità.

“Il divieto vale solo per i minori che accedono dall’Italia — spiega l’associazione dei consumatori — ma all’estero non esistono simili restrizioni.
È sufficiente utilizzare una VPN (Virtual Private Network) per collegarsi a un server straniero e ottenere un indirizzo IP estero, aggirando così completamente il blocco italiano.”

In sostanza, chiunque — anche un minore — potrà installare gratuitamente una VPN sul proprio smartphone o computer e navigare sui portali vietati senza alcuna limitazione.


Un problema di confini e tecnologia

Il Codacons sottolinea inoltre che il provvedimento copre solo una minima parte del problema, dal momento che Internet ospita decine di migliaia di siti pornografici e piattaforme che condividono contenuti espliciti in modo informale.

“Bloccare 48 portali su un bacino sterminato di siti porno non impedirà certo ai minori di fruire di tali materiali — conclude l’associazione —.
Inoltre, immagini e video a sfondo sessuale vengono diffusi anche tramite social network e app di messaggistica, come Telegram, accessibili senza alcuna verifica d’età.”

In altre parole, la misura rischia di avere effetto simbolico più che pratico, lasciando comunque aperte infinite strade per accedere a contenuti vietati ai minori.


Una “goccia nel mare” del web

Secondo gli esperti di cybersicurezza, il problema è duplice: da un lato l’assenza di un sistema di verifica universale che possa essere adottato da tutte le piattaforme; dall’altro la difficoltà di bilanciare privacy e controllo.
Molti provider temono infatti che l’obbligo di identificazione possa tradursi in una raccolta massiccia di dati sensibili sugli utenti adulti, aprendo a rischi di violazioni della privacy.


La sfida della regolamentazione

L’Agcom, nel frattempo, difende la scelta come un primo passo verso una maggiore tutela dei minori, promettendo un monitoraggio costante sull’efficacia del sistema.
Ma la sensazione diffusa è che, senza una cooperazione internazionale e strumenti di controllo più sofisticati, il blocco rischi di essere facilmente eluso.

Una misura necessaria, certo, ma — come osserva amaramente il Codacons — “solo una goccia nel mare dell’immenso universo digitale in cui i minori si muovono ogni giorno, spesso senza guida né protezione”.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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