Scoperta choc nella chiesa di Salsasio di CarmagnolaScoperta choc nella chiesa di Salsasio di Carmagnola

Un sacrilegio in pieno giorno

Carmagnola, frazione Salsasio. Lunedì 27 ottobre, la quiete di un pomeriggio ordinario viene infranta da un gesto che lascia senza fiato l’intera comunità. Don Iosif Patrascan, parroco della chiesa di via Novara 102, osserva le telecamere di sorveglianza e non crede ai suoi occhi: una giovane coppia, di origine straniera, dopo aver scambiato effusioni sul sagrato, entra nel luogo sacro e si appartata accanto alla statua della Madonna e del Sacro Cuore. Non per pregare, ma per consumare un rapporto sessuale.

Una profanazione che non riguarda solo lo spazio fisico della chiesa, ma la fede, la tradizione, la memoria di chi quel luogo lo considera casa spirituale. Non è notte, non è un momento di solitudine: è pieno giorno. Bambini, anziani, fedeli avrebbero potuto trovarsi lì, a pochi passi. Il parroco interviene, ma la coppia, colta sul fatto, riesce a fuggire prima di essere fermata. Restano i fotogrammi delle telecamere e una ferita aperta.

Perché è accaduto proprio qui?

La parrocchia non è nuova a episodi di degrado. Don Iosif lo dice con voce rotta, ma ferma: “Questo è l’ultimo e il più grave di una serie di atti vandalici e di profanazione”. Nell’estate precedente, ignoti avevano rotto il porticato frontale, rubato telecamere, danneggiato fari esterni. Il sagrato, spesso sporco, usato come luogo di ritrovo per gruppi che litigano, bevono, urlano. Muri imbrattati, bisogni fisiologici fatti sui gradini della chiesa, anziani insultati durante le messe. Una lenta erosione del rispetto, fino allo strappo finale.

Cos’è successo a questa parte di città? La “nuova chiesa di Salsasio” si trova in un’area sempre meno presidiata, dove la sera cala un silenzio pericoloso. I parrocchiani parlano di paura, di impotenza. “Non è più un luogo sicuro”, dicono. E ora, dopo l’episodio del 27 ottobre, la pazienza è finita.

Una liturgia per riparare l’offesa

La risposta della parrocchia non è di rabbia, ma di dignità. Per venerdì 7 novembre è stata annunciata una liturgia riparatoria: adorazione eucaristica, confessioni dalle 17 alle 17.50, e alle 18 la Santa Messa. Non un gesto simbolico, ma un rito antico e potente per restituire alla chiesa la purezza violata. Una comunità ferita si ritroverà lì, inginocchiata dove qualcuno ha scelto di disonorare.

Don Iosif ha sporto denuncia ai carabinieri. Le immagini delle telecamere sono state consegnate, l’indagine è aperta. L’obiettivo non è la vendetta, ma l’identificazione, il ripristino del rispetto. “Non possiamo più tacere”, ripete il parroco ai fedeli.

Dove finisce l’inciviltà e inizia il sacrilegio?

Le domande sorgono spontanee. Com’è possibile che due giovani abbiano pensato di vivere un momento così intimo dentro un luogo consacrato? È ignoranza? È provocazione? O è semplicemente l’ennesimo segno di una società che ha perso il senso del limite, del sacro, del rispetto?

Quell’atto non è stato solo un gesto osceno in luogo pubblico. È stato un atto di disprezzo verso una comunità, verso un simbolo. Un luogo che raccoglie battesimi, matrimoni, funerali, lacrime e speranze. Calpestarlo significa calpestare anche le persone che lo vivono.

Un clima che peggiora: vandalismi, minacce, paura

Non è un episodio isolato. La zona attorno alla chiesa è da mesi terreno di conflitto e degrado. Scontri tra gruppi di giovani, vetri rotti, sporcizia, minacce ai fedeli. Alcuni anziani sono stati insultati mentre entravano per la Messa. In più di un’occasione le celebrazioni sono state disturbate. La parrocchia ha chiesto aiuto, ma poco è cambiato. Ora chiede controlli, vigilanza, presenza concreta dello Stato.

Il rischio è che questa ferita diventi rassegnazione. E invece no: la comunità ha deciso di reagire.

Precedenti in Italia: un segnale da non ignorare

Questo episodio ricorda quello accaduto a Viareggio, nella chiesa di Sant’Andrea, dove nel maggio dell’anno precedente una coppia fu sorpresa dai fedeli in pieno atto. In quel caso intervenne la polizia, e ci furono denunce per atti osceni e vilipendio della religione. A Carmagnola, invece, la fuga dei responsabili lascia un senso di incompiuto, di sospeso.

Ma anche la giustizia farà il suo corso: la profanazione è reato, il vilipendio del culto è previsto e punito dalla legge. E la comunità di Salsasio pretende che sia riconosciuto.

Ora cosa succede?

I carabinieri stanno analizzando i video. La coppia verrà identificata. La parrocchia rafforzerà i controlli, forse con nuove telecamere, forse con vigilanza privata. Ma soprattutto, i fedeli si stringeranno attorno alla loro chiesa. La liturgia riparatoria sarà il primo passo. Il più difficile, ma anche il più necessario.

Perché questa storia non parla solo di un gesto osceno. Parla di una comunità che non vuole arrendersi al degrado. Parla di fede, di dolore, di dignità. Parla di una chiesa ferita, ma ancora viva.

Di Renato Valdescala

Esperienza nello sport e nella cronaca locale con quotidiani salernitani dal 1990. Con il tempo si è dedicato alla cronaca estera analizzando i fatti di maggiore rilievo con spirito critico e irriverente. Si occupa anche di approfondimenti di cronaca nazionale.

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