Due bambini litigano per un braccialetto, genitore colpisce compagno del figlio
Una mattina come tante, davanti a una scuola dell’Alto Sangro, si è trasformata in una scena che nessuno dei presenti potrà dimenticare facilmente. Due bambini litigano, pare per un braccialetto rotto, una banalità come capita spesso tra gli otto e i nove anni. Ma a differenza di altre volte, non sono i piccoli a perdere il controllo, bensì un adulto. Il padre di uno dei bimbi, informato dell’accaduto mentre sta per entrare nel cortile per prendere il figlio, decide di intervenire. Non con il dialogo, ma con la violenza.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, l’uomo – un quarantenne del posto – si avvicina al compagno di classe del figlio e lo colpisce. Schiaffi, poi persino un calcio, così violento da far cadere il bambino a terra. Intorno, genitori attoniti, increduli di fronte a una scena che non dovrebbe appartenere né a una scuola, né a un luogo di infanzia.
Il bambino soccorso in ospedale, la comunità sotto shock
Il piccolo viene immediatamente aiutato da altri adulti presenti. Non ha ferite gravi, ma viene accompagnato al pronto soccorso di Castel di Sangro per precauzione. I medici diagnosticano lesioni guaribili in sette giorni. Ma i segni più profondi non sono quelli sul corpo: nei giorni successivi, riferiscono i parenti, il bambino comincia ad avere incubi, difficoltà a dormire, paura di tornare a scuola. Su consiglio dei medici, la famiglia chiede supporto psicologico.
Intanto tra genitori e insegnanti cresce lo sconcerto. In molti parlano di “limite superato”, di “gesto inconcepibile”. La scuola, luogo di crescita e protezione, è diventata teatro di violenza gratuita.
Denuncia, procura e indagini: ora parla la giustizia
I genitori del bambino aggredito presentano denuncia ai carabinieri. La Procura apre un fascicolo e al padre viene contestato il reato di lesioni personali aggravate. Sul caso indaga anche la Procura minorile dell’Aquila: occorre ricostruire esattamente dinamica, responsabilità, eventuali precedenti.
I militari stanno ascoltando i testimoni e non escludono che la scena possa essere stata ripresa con un cellulare. Nei prossimi giorni sarà ascoltato anche il piccolo, con modalità protette. Il quarantenne rischia una condanna penale e l’interdizione temporanea dalla responsabilità genitoriale nei confronti del minore coinvolto.
Una ferita collettiva: quando gli adulti dimenticano di essere tali
Questa storia non è solo cronaca giudiziaria. È il simbolo di un cortocircuito emotivo e sociale. Dove i bambini litigano, discutono e si scontrano, ma dovrebbero imparare a ricomporre. Dove gli adulti, invece, dovrebbero insegnare il limite, l’attesa, la parola. Non lo schiaffo.
In un piccolo centro dell’Abruzzo, la violenza di un padre ha aperto una ferita più grande della cronaca. Ha mostrato cosa succede quando la rabbia supera l’educazione, quando un adulto dimentica di essere modello e si mette allo stesso livello – o peggio – di chi ha otto anni e dovrebbe poter crescere senza paura.

