Giampiero Gualandi era accusato dell’omicidio volontario della vigilessa 33enne ad Anzola dell’Emilia
La Corte d’Assise di Bologna ha condannato all’ergastolo Giampiero Gualandi, 64 anni, ex comandante della Polizia Locale di Anzola dell’Emilia, per l’omicidio volontario di Sofia Stefani, la vigilessa di 33 anni con cui aveva intrattenuto una relazione extraconiugale. La sentenza, attesa da mesi e preceduta da una lunga camera di consiglio durata sette ore, ha confermato la richiesta della pubblica accusa guidata dalla procuratrice aggiunta Lucia Russo.
Perché la Corte d’Assise ha condannato Gualandi all’ergastolo?
Secondo i giudici, il colpo di pistola esploso dalla Beretta d’ordinanza dell’ex comandante il 16 maggio 2024 non fu un incidente, come sostenuto dalla difesa, ma un atto volontario. È caduta invece l’aggravante dei futili motivi, mentre è rimasta quella del legame affettivo, considerata decisiva per definire la dinamica dell’omicidio.
Cosa è accaduto nella stanza del Comando il 16 maggio 2024?
Sofia Stefani era entrata nell’ufficio di Gualandi, al Comando della Polizia Locale, per un incontro privato. Lì è stata raggiunta da un colpo di pistola che l’ha uccisa sul colpo. Era presente solo l’imputato, che ha sempre sostenuto la tesi della partenza accidentale dell’arma. Una versione mai ritenuta credibile dalla Procura, che ha ricostruito una relazione segnata – secondo gli inquirenti – da forte manipolazione psicologica e dinamiche di controllo.
Come hanno reagito i familiari di Sofia dopo il verdetto?
In aula erano presenti i genitori della giovane, Angela Querzè e Bruno Stefani, visibilmente commossi. Al termine della lettura della sentenza, la madre ha abbracciato la procuratrice Lucia Russo, per poi rivolgersi ai giornalisti con parole lucidissime e strazianti:
«Per Sofia era giusto avere giustizia. La società ha fallito, ma almeno oggi mia figlia ha avuto una voce».
La donna ha anche parlato apertamente di «manipolazione pesante e reiterata» ai danni di Sofia.
Presenti anche il fidanzato convivente, Stefano Guidotti, e il sindaco di Anzola, Paolo Iovino.
Quali risarcimenti ha stabilito la Corte?
Il verdetto ha riconosciuto un risarcimento molto significativo ai familiari della vittima:
- 600mila euro ciascuno ai genitori di Sofia
- 500mila euro al fidanzato convivente
- 30mila euro al Comune di Anzola
Una decisione che sottolinea l’impatto devastante della perdita e il riconoscimento della gravità della condotta dell’imputato.
Cosa succederà ora sul piano giudiziario?
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. La difesa di Gualandi, rappresentata dagli avvocati Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli, ha già annunciato che valuterà l’appello.
Per la famiglia di Sofia, però, oggi resta una certezza: dopo mesi di udienze, perizie, tensioni e dolore, è arrivata la giustizia che cercavano fin dal primo giorno.

