Vincenzo e Noemi RiccardiVincenzo e Noemi Riccardi

La drammatica videochiamata di Vincenzo Riccardi

«Questa volta me l’ha uccisa». Sarebbero state queste le prime parole pronunciate dalla madre di Noemi Riccardi dopo aver ricevuto una videochiamata che nessuna donna dovrebbe mai ricevere. Sullo schermo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, il corpo senza vita della figlia di 23 anni, disteso sul pavimento dell’appartamento di via San Paolo Bel Sito, a Nola. A mostrarle quella scena è stato l’altro figlio, Vincenzo, 25 anni, in stato di forte agitazione intorno alle 15:00 del 19 novembre.

La donna, impegnata al lavoro, ha raggiunto l’abitazione al quinto piano nel giro di pochi minuti, trovando già l’area transennata e i carabinieri al lavoro. È stato proprio Vincenzo Riccardi a chiamare il 112, confessando l’omicidio.

‘Vincenzo era molto intelligente, non era così grave’

“Era molto amata, dolce, tenera. Io non lo so, non vi so dire. Non immaginavo. Sì, litigavano ma non immaginavo che accadesse una cosa simile. Vincenzo era molto intelligente, non era così grave come dicono” – ha spiegato la mamma di Vincenzo e Noemi nell’intervista concessa a Dentro la notizia giovedì 20 novembre.

La donna ha confermato di aver denunciato il figlio in passato. “Ieri ha fatto quella videochiamata così brutta. Mi ha fatto vedere mia figlia a terra nella videochiamata. Mamma l’ho fatto, ho ucciso Noemi. Ha girato la fotocamera e me l’ha fatta vedere. Era in una pozza di sangue. Voglio giustizia, voglio che mio figlio paghi per quello che ha fatto. Non riesco a perdonarlo, avevo chiesto tante volte aiuto. Ho chiamato la polizia e fatto delle denunce”. Secondo la zia il 25enne ha premeditato tutto: “É sempre stato violento”.

La madre di Noemi
La madre di Noemi

La confessione e il primo esame psichiatrico

Quando i carabinieri sono entrati nella casa, il giovane avrebbe subito ammesso le proprie responsabilità, parlando di un «raptus di follia». Arrestato in flagranza con l’accusa di omicidio volontario, è stato interrogato e sottoposto a un primo accertamento psichiatrico. In serata è stato trasferito in carcere.

La Procura di Nola, che coordina le indagini dei carabinieri, valuterà ora la possibilità di disporre una perizia psichiatrica più approfondita. Sia la vittima sia l’aggressore risulterebbero essere stati seguiti da specialisti: la famiglia, orfana del padre, si era trasferita da poco a Nola e da tempo viveva una situazione di forte fragilità.

Vincenzo era in carico ai servizi sociali fin da giovanissimo e, da circa dieci giorni, aveva iniziato un rapporto con il centro di salute mentale del territorio, ancora in fase preliminare. Noemi, secondo conoscenti e colleghe della madre, alternava momenti in cui chiedeva aiuto ad altri in cui rifiutava un percorso di cura costante.

Le tensioni in casa e i precedenti

I vicini avrebbero riferito di litigi frequenti nell’abitazione. «Sentivamo spesso urla. Lui la picchiava», avrebbe raccontato una residente. Anche la mattina del delitto, alcune persone avrebbero udito l’ennesimo diverbio.

Secondo quanto riportato da fonti investigative, in passato la famiglia avrebbe già chiesto l’intervento delle forze dell’ordine per l’aggressività del 25enne, senza però formalizzare denunce. Nel maggio 2025, Noemi sarebbe stata vittima di un’altra aggressione domestica, riportando una prognosi di dieci giorni: in quell’occasione aveva sporto querela e per Vincenzo era iniziato un percorso di cura, che sembrava aver dato un parziale miglioramento.

Nell’interrogatorio, il giovane avrebbe raccontato di aver colpito la sorella con «6-7 coltellate», anche se la prima ricostruzione parla di un numero nettamente maggiore di fendenti. L’arma utilizzata, un coltello da cucina, è stata sequestrata.

Il ricordo di Noemi

Nella mattinata successiva al delitto, il nome di Noemi Riccardi è stato ricordato anche a Ponticelli, durante un flash mob organizzato all’istituto superiore Sannino-De Cillis, nell’ambito delle iniziative per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Insieme al suo, anche quelli di molte altre giovani uccise negli ultimi mesi all’interno di contesti familiari o di relazione.

Le studentesse e gli studenti, con indosso magliette dedicate alle vittime, hanno partecipato a un momento di commemorazione e sensibilizzazione, accompagnati dalla testimonianza di una donna sopravvissuta alla violenza del partner e sostenuta dal centro antiviolenza Il Veliero.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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