Il dolore della famiglia: “Abbiamo chiesto aiuto, siamo stati lasciati soli”
«Non solo non sappiamo niente della vicenda, ma non possiamo neanche vedere il suo corpo». In queste poche parole, rotte dalle lacrime, si raccoglie la disperazione del padre di Ilaria Borgato, 24 anni, trovata senza vita venerdì pomeriggio in piazza Gasparotto, a Padova.
Un dolore che diventa rabbia mentre ripercorre gli anni difficili della figlia, una giovane fragile, segnata da sofferenze profonde: «Per anni ci ha fatto capire di non stare bene. L’abbiamo affidata a psicologi e specialisti, che però la lasciavano andare quando lei si ribellava. Noi abbiamo provato in tutti i modi a salvarla».
Ilaria aveva tentato più volte di farla finita. Una vita in salita, un malessere interiore che la famiglia ha cercato di affrontare bussando a molte porte, spesso senza risposta.
La scoperta del corpo e il mistero della morte
Il corpo della giovane è stato notato da alcuni passanti, adagiato fra giacigli di fortuna utilizzati da chi trascorre le giornate nella zona della stazione. I sanitari del Suem 118 hanno tentato a lungo di rianimarla, ma senza esito.
Le cause della morte non sono ancora certe: si attende l’esito dell’autopsia, anche se i primi riscontri suggeriscono un’overdose da sostanza non ancora identificata.
Un dramma che aggiunge domande a un dolore già immenso, mentre gli investigatori ascoltano amici e conoscenti per ricostruire le ultime ore della giovane.
Gli amici: “Vogliamo la verità per lei”
Da mesi Ilaria frequentava il gruppo che anima piazza Gasparotto, persone spesso ai margini, unite da fragilità, abitudini difficili e un senso di famiglia improvvisata.
«Negli ultimi dieci giorni era sempre con noi, non voleva mai tornare a casa», raccontano mentre sistemano un piccolo altarino di fiori, candele e biglietti di addio.
Secondo gli amici, quel pomeriggio Ilaria era con una persona che potrebbe averle fatto provare una sostanza nuova: «Forse si è sentita male, e lui l’ha lasciata sola. Ora è sparito. Vogliamo conoscere tutta la verità».
Ne parlano con voce incrinata, descrivendola come «esuberante, gentile, sorridente», ma attraversata da un dolore infinito: «Per lei vivere era un grande sacrificio».
Il grido delle istituzioni: “Una morte in strada è uno scandalo”
Perché Ilaria Borgato era residente a Vigonza, non era inserita nei servizi sociali padovani. Un elemento che mette in luce una rete frammentata, incapace di trattenere chi si trova a un passo dal baratro.
L’assessora al sociale Margherita Colonnello commenta:
«Una morte in strada è uno scandalo per le nostre coscienze. Anticipiamo il piano freddo e facciamo tutto ciò che un Comune può fare, ma serve il supporto della Regione e dei servizi specialistici».
Una denuncia condivisa da molte realtà del territorio, che segnalano come l’area della stazione sia da anni un punto critico, dove emarginazione, spaccio e fragilità si intrecciano senza un’adeguata risposta sistemica.
Il vuoto di una giovane vita spezzata
Per tutto il giorno, l’albero davanti alla stazione è diventato un piccolo santuario, un punto di silenzio e memoria.
Ilaria lascia un vuoto enorme e interrogativi che la sua famiglia ripete con voce ferita:
«Più volte abbiamo chiesto aiuto. Siamo sempre stati lasciati soli».
La sua storia non è solo un dramma individuale. È uno specchio della solitudine di tanti giovani che vivono una sofferenza invisibile, troppo spesso ignorata finché non è troppo tardi.

