Dieci anni e quattro mesi per l’ex pizzaiolo di Fano
Dieci anni e quattro mesi: questa la condanna pronunciata dalla Corte d’Assise di Pesaro nei confronti di Angelo Sfuggiti, 70 anni, ex pizzaiolo, ritenuto colpevole dell’omicidio della moglie Rita Talamelli, 66 anni, strangolata con un foulard il 20 novembre 2023 nella loro abitazione di via Montefeltro a Fano. La Corte ha ritenuto prevalente l’attenuante della provocazione, insieme alle generiche, rispetto all’aggravante del vincolo coniugale. Sfuggiti resterà ai domiciliari nella casa in cui si consumò il delitto.
Il delitto si inserisce in un quadro familiare tormentato, segnato da anni di tensioni, vessazioni e comportamenti aggressivi della moglie, che soffriva di disturbi ossessivo-compulsivi sfociati in episodi di maltrattamento psicologico e fisico nei confronti del marito e dei figli.
Anni di maltrattamenti e fragilità psicologica
I figli della coppia hanno raccontato in aula le abitudini ossessive e le aggressioni subite. La madre sputava sui letti e sui vestiti, passava ore a pulire in modo compulsivo, colpiva il marito con il bastone della scopa, svuotava cassetti e pretendeva denaro. In più occasioni avrebbe tentato di somministrare psicofarmaci o addirittura sostanze pericolose ai familiari, fino a un tentativo di accoltellamento.
La difesa ha sottolineato che Angelo Sfuggiti non aveva mai reagito con violenza, soffrendo di depressione da tempo e assumendo antidepressivi. Il delitto sarebbe stato il tragico epilogo di anni di sofferenza, una “esplosione finale” della mente stremata di un uomo pacato e mite, come lo ha definito il pm Marino Cerioni.
La dinamica di quella tragica giornata
Il 20 novembre 2023, secondo quanto ricostruito in aula, una lite per la richiesta della moglie di recarsi in banca in un orario ritenuto incongruo è degenerata rapidamente. Sfuggiti ha reagito strangolando la moglie con un foulard. Dopo il delitto, secondo la ricostruzione della difesa, ha sistemato il corpo sul letto, posizionando un cuscino sotto la testa e componendole le mani. Ha persino tentato di sdraiarla accanto a sé.
Successivamente, ha cercato di togliersi la vita assumendo psicofarmaci e provando a iniettarsi aria con una siringa. Quando il personale del 118 è entrato in casa, Sfuggiti ha confessato immediatamente quanto accaduto, mostrando consapevolezza e disperazione.
Le attenuanti prevalenti
La Corte ha deciso di riconoscere le attenuanti generiche e quella della provocazione, ritenute prevalenti sull’aggravante del vincolo coniugale. La motivazione risiede nella condizione psicologica dell’imputato, logorato da anni di violenze psicologiche e fisiche, nella sua depressione e nella sua incapacità di denunciare la moglie per timore di conseguenze penali.
L’attenuante della provocazione descrive il contesto in cui l’azione si è verificata, un accumulo di violenze e tensioni che ha portato a un gesto estremo, considerato dalla Corte come frutto di uno stato mentale temporaneamente alterato e provato dalla convivenza tormentata.

