Sara Tommasi, dal dramma alla rinascita: ‘Scappavo di casa, la gente si approfittava di me e una notte a Milano ho rischiato di morire’
7 Ottobre 2019 - 18:22
Rapporti intimi, alla scoperta dell’antidepressivo naturale: l’inchiesta di un sito di incontri e lo studio della State University di New York
7 Ottobre 2019 - 20:33
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La Corte dei Conti ha diffuso ultimamente alcuni dati sui cosiddetti “Assegni Dormienti” cioè quei titoli di credito come Assegni Circolari, Bancari e Postali che non vengono riscossi dai legittimi beneficiari entro il termine previsto dalla legge, cioè 3 anni.

I dati diffusi riguardano le transazioni dal 2010 ad oggi e secondo i calcoli lo stato avrebbe incassato 634 milioni di euro proprio grazie agli assegni non incassati dai beneficiari, le cui somme finiscono per legge allo Stato se la cifra non viene riscossa entro i tre anni dall’emissione, un bel gruzzoletto senza compiere particolari sforzi.

Andando più in la con gli anni, i dati indicano che in 10 anni lo stato avrebbe incassato oltre 2 miliardi di euro, di questa somma solo una piccola parte è tornata ai legittimi proprietari, infatti trascorsi i 3 anni, le somme come detto vanno allo stato, ma il titolare di quella somma ha fino a 10 anni per poter rientrare delle somme in possesso dello stato.

La Corte dei Conti nella sua approfondita relazione ha anche analizzato da quali fonti provengono queste cifre non riscosse, dal 2008 ad esempio, ben 320.346.684 euro provengono dalle polizze che non sono state riscosse, 258.358.000 arrivano invece dagli Assegni Circolari e non che come detto coprono meno della metà della cifra totale, si tratta di assegni circolari e non utilizzati ad esempio come cauzioni in aste, poi non riscosse, o come depositi a garanzia di danni, salvo poi non essere incassati.

Va anche ricordato che l’attuale legge impone agli intermediari, cioè banche e poste, entro 180 giorni dallo scattare della “dormienza”, l’obbligo di informare i clienti che sono titolari di polizze di assegni mediante una raccomandata che va inviata all’ultimo indirizzo di residenza conosciuto ma a distanza di anni, o in caso di morte, le banche si trincerano dietro la difficoltà tecnica di effettuare la ricerca e spesso la prescrizione finisce per essere disattesa, per la felicità delle casse dello stato.

Guardando questi dati ci si rende conto che non sono spiccioli, tra le decine di migliaia di rapporti dormienti che finiscono allo Stato vi sono anche depositi, conti, libretti e assegni piuttosto consistenti, lo confermano i dati pubblicati dalle banche del gruppo Intesa Sanpaolo, l’unica tra i grandi istituti a rendere disponibile l’elenco e la consistenza dei conti. Nell’ultimo anno sono poco più di 18 mila i rapporti estinti, per un totale di quasi 15 milioni di euro. Tra i conti correnti e i libretti di risparmio, circa 2700 in totale, ce ne sono 34 superiori ai 10 mila euro.

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