Chi è Domenico Martella, il carabiniere che si è salvato
«Ricordo che ero sulla scalinata con lo scudo alto, poi in meno di un secondo un’esplosione, le macerie mi hanno schiacciato e poi il buio, le urla».
Con voce ancora rotta dal dolore, dal letto dell’ospedale di Borgo Trento Domenico Martella, 25enne originario di Teramo, ricostruisce quei momenti al Tg1. È l’unico sopravvissuto dell’intervento a Castel d’Azzano, nel Veronese, costato la vita a tre colleghi dell’Arma.
«Ho avuto fortuna — racconta — ma il pensiero va sempre a loro, a chi non c’è più». Tra le vittime, il suo comandante, il luogotenente Marco Piffari. «Era una persona straordinaria, un esempio per tutti. È una tragedia immensa che non si può spiegare».
Chi erano i carabinieri morti
Nel crollo del casolare sono rimasti uccisi il Luogotenente Marco Piffari, il Carabiniere Scelto Davide Bernardello e il Brigadiere Capo Valerio Daprà. Tre uomini esperti, abituati a rischiare ma travolti da un’esplosione improvvisa durante un’operazione delicata.
Piffari, originario di Brescia, viveva da anni nel Padovano. Il fratello Andrea lo ricorda così: «Era sempre per gli altri, non si tirava mai indietro. Per l’Arma ha dato tutto».
Daprà era invece molto conosciuto a Manerbio, dove vive ancora parte della sua famiglia. Bernardello, il più giovane dei tre, era da poco entrato nel nucleo operativo.
Le parole di Crosetto e il dolore dell’Arma
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha voluto incontrare i carabinieri feriti e rendere omaggio alle vittime:
«Ho reso omaggio ai tre militari caduti con un momento di raccoglimento e preghiera. Ho riconosciuto in ognuno di loro la forza e lo spirito di servizio che contraddistinguono le nostre Forze Armate».
Su X ha aggiunto: «Uno dei carabinieri feriti mi ha detto: “Siamo carabinieri, sappiamo anche di dover rischiare”. Ricordiamocelo».
La ricostruzione della tragedia
Secondo le prime indagini, l’esplosione sarebbe stata causata da materiale esplosivo presente all’interno del casolare, ma la dinamica è ancora sotto accertamento. Gli inquirenti stanno valutando ipotesi di reato e responsabilità legate alla presenza di sostanze pericolose e alla segnalazione che aveva portato i militari sul posto.
Il fascicolo aperto dalla Procura di Verona mira a chiarire anche se l’intervento sia avvenuto in condizioni di sicurezza adeguate.
Un’Arma in lutto
Le bandiere dell’Arma in tutta Italia sono listate a lutto. A Rezzato e Manerbio, i paesi d’origine di Piffari e Daprà, la notizia è arrivata «come uno tsunami».
Martella, il carabiniere ferito, non ha dubbi: «Continuerò a fare il carabiniere. È quello che avrebbero voluto anche loro».