Dall’apprensione al grande sollievo per Ivan Luca Vavassori, ex portiere di Pro Patria e Legnano, che ha deciso di arruolarsi tra i foreign fighter italiani per combattere con l’esercito ucraino. Per giorni si erano perse le tracce del calciatore che non dava più notizie di sé.
Ore di trepidazione per la famiglia fino a quando Pietro Vavassori, papà del trentenne, non ha ricevuto la notizia che il figlio è vivo e che è ricoverato in ospedale per una leggera ferita dopo che alcuni convogli erano stati presi di mira dall’esercito russo a Mariupol.
In un primo momento si era temuto per il peggio, poi lunedì la prima segnalazione che faceva sperare in un lieto fine per il ragazzo di origini russe (è nato nel 1992 a Elektrostal,) cresciuto in Piemonte. “La squadra di Ivan è sopravvissuta”. All’alba del 26 aprile è arrivata la conferma che Vavassori era in ospedale con la febbre alta e che le sue condizioni di salute non fossero preoccupanti.
Ivan Luca Vavassori, 30 anni, è il figlio adottivo dell’imprenditore Pietro, titolare dell’azienda di logistica Italsempione, e di Alessandra Sgarella, sequestrata dalla ‘ndrangheta nel 1997 e morta nel 2011 per una malattia. Tra i foreign fighter italiani c’è anche Giulia Shiff. Secondo i dati della nostra intelligence però gli italiani in Ucraina sono 17, 9 con gli ucraini e 8 con i filo russi del Donbass. Tra questi ultimi c’era anche Edy Ongaro detto “Bozambo”, 46enne veneziano ucciso il mese scorso.
Sulla vicenda di Ivan Luca Vavassori è stata aperta un’inchiesta dal capo dell’Antiterrorismo della procura di Milano, Alberto Nobili, senza indagati né ipotesi di reato, chiedendo alla Digos di effettuare tutti gli approfondimenti.