Il mistero sulla morte di Liliana Resinovich, scomparsa da Trieste il 15 dicembre 2021 e ritrovata cadavere tre settimane dopo, si arricchisce di un nuovo capitolo controverso. A distanza di oltre tre anni dai fatti, l’anatomopatologo Giacomo Molinari ha ammesso di aver causato accidentalmente la frattura di una vertebra durante l’autopsia dell’11 gennaio 2022. Ma le sue parole sono state immediatamente smentite.
Anatomopatologo nel mirino, il fratello di Lilly presenta denuncia
I consulenti della famiglia Resinovich, i professori Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, incaricati dalla difesa di Sergio Resinovich, fratello della vittima, hanno infatti affermato che la frattura alla vertebra T2 era già presente prima dell’esame autoptico. A conferma di ciò, una TAC effettuata il giorno 8 gennaio 2022, tre giorni prima dell’autopsia, mostrerebbe chiaramente il danno già esistente.
Il legale della famiglia, l’avvocato Nicodemo Gentile, ha definito le dichiarazioni di Molinari “pirotecniche” e le sue parole “un bluff”. Sergio Resinovich ha sporto querela contro di lui per falso e ha richiesto al Ministero della Salute un’ispezione urgente nel reparto dove il tecnico lavora. Secondo Sergio, Molinari avrebbe trasformato la sala autoptica “in una rumorosa sagra di paese”, sfruttando i social per mettersi in mostra.
Gli interrogativi
Gentile solleva anche un ulteriore interrogativo: perché Molinari ha deciso di parlare solo ora? Per l’avvocato si tratta di dichiarazioni “mendaci e tardive” che potrebbero nascondere una manovra più ampia: “Sta aiutando o coprendo qualcuno?” si chiede.
Nel frattempo emergono nuovi dettagli dal passato dell’inchiesta: Sergio aveva già segnalato che, in un’occasione, una persona sconosciuta si trovava nell’abitazione di Sebastiano Visintin (marito di Liliana), mentre lui era altrove. L’appartamento non mostrava segni di effrazione: chi poteva avere le chiavi ed entrare indisturbato? Una domanda rimasta senza risposta, che oggi torna ad alimentare sospetti e ombre.