I genitori di Sofia e Rosa VespaI genitori di Sofia e Rosa Vespa

La 51enne rapì la piccola Sofia dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza

Rosa Vespa, 51 anni, protagonista del caso della piccola Sofia sottratta lo scorso 21 gennaio dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza, lascia il carcere di Castrovillari per gli arresti domiciliari. La decisione ha scatenato rabbia e sgomento nella famiglia della madre della bimba, Valeria Chiappetta, che ha annunciato azioni legali con i suoi avvocati, Chiara Penna e Paolo Pisani.

Il nodo della questione: mancanza di notifica

Gli avvocati della famiglia Chiappetta contestano la validità del provvedimento, definendolo “inammissibile” per motivi tecnici e procedurali. Non è mai stata notificata né la richiesta iniziale degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, né quella successiva senza lo strumento, scelta adottata per difficoltà tecniche nell’installazione. Il dispositivo al momento non è disponibile.

“Siamo delusi e provati perché parliamo del rapimento di una neonata a trenta ore dalla nascita. La decisione del giudice non mi sembra giusta né corretta perché ora ho l’ansia di ritrovarmela davanti. Non dormo la notte. Lei è a casa sua senza braccialetto elettronico. Dormo con la porta della camera chiusa a chiave e la vita non è tornata quella di prima” – ha riferito Valeria Chiappetta. “A lei non ho nulla da dire” – ha aggiunto manifestando perplessità sul fatto che il marito o la famiglia non fossero a conoscenza della finta gravidanza.

Il ricorso e le irregolarità procedurali

Secondo il ricorso, visionato dall’Adnkronos, il gip aveva disposto l’11 luglio la detenzione domiciliare con controllo elettronico, ma il 15 luglio ha autorizzato gli arresti domiciliari senza braccialetto e senza il parere del pubblico ministero. Gli avvocati sottolineano che la mancata notifica ai rappresentanti della parte offesa ha violato il diritto al contraddittorio, indispensabile in casi di violenza.

La pericolosità e le prospettive

Il consulente tecnico della procura ha valutato Rosa Vespa come una persona “pienamente capace e di media pericolosità psichiatrica”. Gli avvocati aspettano ora la decisione del gip sulla richiesta di rito abbreviato, condizionato alla perizia.

Il contesto familiare

Una delle parti più controverse è la versione fornita dagli inquirenti: nessuno dei familiari di Rosa Vespa sarebbe stato a conoscenza dei dettagli della gravidanza e del parto, ritenuti da loro “un vero miracolo”, vista la situazione clinica della donna. Un racconto che gli avvocati definiscono “incredibile”, considerando il livello socio-culturale della famiglia.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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