Valeria Bartolucci davanti all'ospedale di Rimini e Luis DassilvaValeria Bartolucci davanti all'ospedale di Rimini e Louis Dassilva

Louis Dassilva ricoverato dopo lo sciopero della fame all’ospedale di Rimini

Louis Dassilva, il 35enne attualmente detenuto nel carcere di Rimini con l’accusa di aver ucciso Pierina Paganelli, l’anziana di 78 anni assassinata nel luglio 2023, è stato ricoverato nel pomeriggio del 1° maggio all’ospedale Infermi di Rimini. La decisione di trasferirlo dalla struttura penitenziaria è stata presa in via precauzionale dopo che l’uomo ha intrapreso da oltre una settimana uno sciopero della fame, rifiutando anche l’assunzione di liquidi da diversi giorni.

Valeria Bartolucci: ‘Situazione psicologica devastante’

Secondo quanto dichiarato dai suoi legali, Riario Fabbri e Andrea Guidi, Dassilva è determinato a proseguire questa forma estrema di protesta come atto di denuncia contro quella che ritiene una carcerazione ingiusta. A manifestare una forte preoccupazione per le condizioni dell’uomo è la moglie, Valeria Bartolucci, che ha denunciato il peggioramento sia fisico che mentale del coniuge. “É dimagrito, disidratato, ha perso lucidità” – ha spiegato.

“Ho trovato Luis molto male, sia fisicamente che psicologicamente. Ha delle flebo inserite nelle braccia, ha un catetere vescicale e cercano di alimentarlo spingendolo a mangiare anche alimenti morbidi. La situazione psicologica è devastante. I parametri sono tenuti monitorati, non sono ottimali ma non si può ancora dire se ci sono stati danni” – ha aggiunto la moglie.

‘Se succede l’irreparabile chi l’ha spedito dentro è responsabile’

“Gli ho detto di non arrendersi e di continuare a lottare perché la battaglia vera e propria non c’è ancora stata. Io vedo in lui una volontà di mollare. Lui è determinato a mollare e a lasciarsi andare. Spero non succeda l’irreparabile perché altrimenti chi l’ha spedito dentro è moralmente responsabile. Lo deve avere sulla coscienza” – ha affermato Valeria Bartolucci a Ore 14

Bartolucci ha anche espresso amarezza per la mancanza di comunicazioni tempestive. “Per 36 ore non ho saputo nulla. Ho appreso del ricovero prima dai social (la sera del 1° maggio) che dalle autorità competenti. È inaccettabile.” Ha inoltre lanciato un duro monito: “Se succede l’irreparabile, chi lo ha fatto finire in carcere senza prove dovrà risponderne moralmente.”

La rabbia di Roberta Bruzzone a Ore 14

Sulla vicenda è intervenuta anche la criminologa Roberta Bruzzone, che ha respinto con forza alcune voci circolate in ambienti mediatici, secondo cui lo sciopero della fame sarebbe stato pianificato con l’obiettivo di ottenere un ricovero ospedaliero e pianificare una fuga. “Farneticazioni – le ha definite – prive di qualsiasi fondamento. Abbiamo i video, abbiamo le prove. Chi ha diffuso queste insinuazioni ne risponderà legalmente. È gravissimo che certi soggetti vengano ascoltati da certi media.”

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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