Giacomo MolinariGiacomo Molinari

Giacomo Molinari: ‘Non è una confessione ma un contributo tecnico’

Giacomo Molinari, tecnico preparatore anatomico coinvolto nell’autopsia sul corpo di Liliana Resinovich, è tornato a parlare pubblicamente dopo essere finito nella bufera mediatica. L’ha fatto nel corso della puntata del 14 maggio di Chi l’ha visto?, spiegando di non aver mai voluto confessare nulla, ma solo chiarire un passaggio tecnico potenzialmente mal interpretato.

“Ho partecipato a quell’autopsia e per me è finita lì. Lavoravo per la Procura, sotto la direzione del medico legale Costantinides. Non ho accesso agli atti né ho partecipato al processo”, ha spiegato Molinari.

Dopo aver letto un articolo del dottor Barisani (ricevuto via WhatsApp), Molinari si è recato in Procura per spiegare come certe fratture possono verificarsi durante la manipolazione del corpo, in particolare quella alla vertebra T2 riscontrata successivamente.

“Una manovra tecnica, non una colpa”

Molinari chiarisce di non aver “confessato” alcuna responsabilità, ma di aver solo offerto un contributo tecnico per spiegare l’origine di una frattura che – a suo dire – può verificarsi facilmente durante l’autopsia, specie in soggetti anziani e con osteoporosi, come Liliana Resinovich.

“Quel tipo di frattura capita spesso e serve a garantire il rispetto del corpo: meglio una piccola lesione interna che un’incisione devastante. È una questione di etica professionale”.

Durante l’intervista, ha anche mostrato lo strumento utilizzato per estendere il collo del cadavere, il poggiatesta che – secondo lui – potrebbe aver causato la lesione.

La replica della famiglia Resinovich: ‘Inaccettabili i suoi video’

Non si è fatta attendere la reazione del fratello di Liliana, Sergio Resinovich, intervenuto in collegamento. Il suo disappunto è netto:

“Se ha fatto quell’operazione, perché nessuno ci ha avvisati? Avrebbe dovuto immediatamente informare la Procura. Inoltre, i suoi video online sono inaccettabili: mostrano scene che nessun bambino dovrebbe vedere. L’obitorio è un tempio di sacralità e riservatezza.”.

L’avvocato della famiglia, Nicodemo Gentile, ha già sporto denuncia contro Molinari, ritenendo gravi le sue affermazioni e il modo in cui ha divulgato aspetti sensibili del caso.

“Mi sento tradito da un sistema che dovrebbe tutelare la verità”

Molinari si è detto sconvolto dalla reazione pubblica. “Pensavo di aiutare, di dare un contributo. Ho sempre lavorato con etica e rispetto del corpo, e vedere il mio nome sbattuto ovunque come quello di un incompetente è devastante. Ho perfino inventato strumenti per evitare danni alle salme”.

Il tecnico afferma di non aver cercato pubblicità, ma di aver agito in buona fede, contattando le autorità in modo riservato: “Non immaginavo tutto questo clamore. Volevo solo chiarire un dettaglio tecnico importante”.

Dubbi ancora aperti

Il caso Resinovich continua a sollevare dubbi. Il fratello Sergio ha ricordato che la frattura alla vertebra era già stata evidenziata nella TAC post-ritrovamento, sottolineando che sua sorella “è stata brutalmente colpita”. Barisani stesso – medico legale di parte – ha riconosciuto la presenza di colpi non compatibili con una semplice caduta.

In questo clima di tensione, la figura di Molinari si inserisce come un ulteriore tassello in un’indagine che resta intricata, sospesa tra ricostruzioni tecniche e interrogativi irrisolti.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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