Il motto… è Again. Il cielo sopra Napoli si è tinto definitivamente d’azzurro. Alle 22:48 di venerdì 23 maggio, con il fischio finale della partita vinta per 2-0 contro il Cagliari, è scoppiato un boato che ha travolto Fuorigrotta, attraversato il golfo e raggiunto ogni angolo del mondo dove batte un cuore partenopeo. Il Napoli è campione d’Italia. Per la quarta volta nella sua storia, dopo i due titoli con Diego Armando Maradona (1987 e 1990) e quello del 2023 targato Spalletti.
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— ꪻꪖꪻà 💙 𝒞𝒽𝒾 𝒶𝓂𝒶 𝓃𝑜𝓃 𝒹𝒾𝓂𝑒𝓃𝓉𝒾𝒸𝒶 (@Tataxa6) May 23, 2025
Antonio Conte: ‘Il titolo più inaspettato’
Il Napoli è campione d’Italia. Lo è per la quarta volta nella sua storia e questa volta ha il volto, la voce roca e lo sguardo commosso di Antonio Conte che ha vinto tre scudetti con tre squadre diverse. “Quando siamo arrivati al campo non so quanta gente. c’era. Mi ha balenato un piccolo pensiero: ‘come possiamo deludere questa gente’. I ragazzi sono stati straordinari” – ha detto il tecnico che ha ricevuto da Ciro Ferrara una torta in regalo. “É stato il titolo più inaspettato e difficile dopo una decimo posto”. Raggiante Di Lorenzo che ha eguagliato Maradona alzando il trofeo dello scudetto da capitano per la seconda volta.
Al fischio finale della vittoria per 2-0 contro il Cagliari, l’allenatore salentino è sceso in campo e ha abbracciato uno a uno i suoi giocatori, stringendo forte anche Aurelio De Laurentiis. Lacrime vere, di chi ha saputo portare a termine un’impresa che a inizio stagione sembrava lontana e quasi impossibile. Conte ha dribblato la domanda sulla permanenza a Napoli nella prossima stagione. “Io e il presidente siamo due vincenti anche se in maniera diversa”.
Già, perché tutto era iniziato nel peggiore dei modi: un clamoroso 3-0 subito a Verona aveva fatto temere un’annata anonima. Ma da quel momento è cambiato tutto. Tra alti e bassi, infortuni e una rosa limitata, il Napoli ha saputo reinventarsi, giocare da squadra, credere nel “miracolo” di Conte.
Il Maradona esplode: Napoli campione
Il gol che ha sbloccato la partita è arrivato nel finale di primo tempo con il solito Scott McTominay, il centrocampista scozzese che ha trovato il dodicesimo centro stagionale proprio nel giorno più importante, entrando di diritto nell’olimpo dei grandi del Napoli.
Lo stadio Diego Armando Maradona era un azzurro mare in tempesta già ore prima del fischio d’inizio. Cinquantacinquemila anime hanno spinto la squadra verso la vittoria, ma non erano sole: decine di migliaia di tifosi si sono riversati per le strade, in particolare nelle tre piazze cittadine dove erano stati allestiti i maxischermi. Il gol di Lukaku nella ripresa ha fatto tirare un sospiro di sollievo e vivere un secondo tempo quasi più un relax con gli azzurri che hanno sprecato il tris con l’attaccante belga e Neres.
Un popolo in festa: dal Plebiscito a Scampia
Il cuore pulsante della celebrazione è stato, come sempre, Piazza del Plebiscito. Fin dalle prime luci dell’alba, i tifosi avevano invaso i Quartieri Spagnoli e l’area di via Toledo, passando sotto il murale di Maradona, portando con sé tamburi, fumogeni, bandiere e un entusiasmo contagioso. Al triplice fischio, un urlo liberatorio ha attraversato la città: “Napoli campione!”. Un coro di trombette, petardi e clacson ha accompagnato l’esplosione di gioia.
A Scampia, migliaia di persone hanno seguito la partita davanti al maxischermo di Piazza Papa Giovanni Paolo II. La piazza, presidiata da forze dell’ordine e volontari, è diventata un teatro di colori, cori e commozione. Un murale ricorda Ciro Esposito, il tifoso morto nel 2014: “Ci sarai vicino… in ogni passo, in ogni cammino”. Lo scudetto è anche per lui, per chi c’è sempre stato e ha sempre creduto.
McFratm, da Manchester a idolo di Napoli
Scott McTominay non era neppure titolare fisso al Manchester United. A Napoli è diventato leggenda. Dodici gol, l’ultimo nel giorno del trionfo. Grinta, corsa, leadership silenziosa. E un soprannome che è già storia: McFratm, ideato dal compagno Mazzocchi, napoletano verace di San Giovanni a Teduccio.
Arrivato per volere diretto di Antonio Conte e del ds Manna, che ha spinto per l’acquisto investendo 30 milioni di euro, McTominay si è calato nella realtà partenopea con la naturalezza dei predestinati. “Ho amato Napoli dal primo momento”, ha dichiarato. Il panorama, il sole, il cibo, ma soprattutto il rispetto e la cultura del lavoro che ha trovato. In campo ha giocato ovunque: mezzala, esterno, persino centrale. Sempre decisivo, sempre nel vivo dell’azione. Sempre McFratm.
Una festa lunga giorni
La festa non si è fermata al triplice fischio. È proseguita nelle strade, nei bar, nei vicoli. Sul lungomare di via Caracciolo, tra bandiere e cori, il popolo napoletano ha ballato, cantato, pianto. Perché lo scudetto è più di un trofeo: è riscatto, orgoglio, identità. È lì dove la storia si intreccia con il presente, dove Maradona sembra ancora camminare accanto ai tifosi, dove ogni scudetto ha un sapore diverso ma sempre intenso.
Quello di oggi è lo scudetto di Conte, di McFratm, di De Laurentiis, ma soprattutto è lo scudetto di Napoli. Di una città che non smette mai di sognare. E che, quando sogna insieme, vince.