È polemica attorno al giovane condannato per l’omicidio premeditato di Michelle Causo, la 17enne uccisa nel quartiere Primavalle di Roma nel giugno 2023. Il ragazzo, recluso presso l’Istituto Penale per Minorenni “Santa Bona” di Treviso, è finito nuovamente sotto i riflettori per il presunto lancio di un album musicale trap pubblicato attraverso i social, con contenuti che sarebbero riconducibili a lui.
Il singolo Scusa mamma condiviso da un amico dell’assassino
La notizia ha provocato indignazione e sconcerto tra i familiari della vittima, che tramite i propri legali, Claudia Di Brigida e Antonio Nebuloso, hanno espresso ferma condanna per l’accaduto. La famiglia Causo ha annunciato azioni legali per verificare eventuali responsabilità sul corretto utilizzo dei social e degli strumenti di comunicazione da parte del detenuto, sottolineando che tali attività risultano incompatibili con la pena inflitta e con i principi di rieducazione previsti per i minori.
Il pezzo, condiviso tra le storie del profilo Instagram di Oliver – questo il nome dell’assassino – e con quasi 12mila follower sarebbe stato condiviso da quello che sostiene essere un suo amico ed ex compagno di cella. Il singolo è intitolato “Scusa mamma” e racconta la vita del giovane in carcere.
La posizione della famiglia
Nella nota diramata dagli avvocati, si stigmatizza anche la strumentalizzazione del nome di Michelle Causo a fini economici o di visibilità. “La memoria di Michelle e la sensibilizzazione sul tema della violenza di genere minorile – precisano – sono affidati al libro Femminicidi giovanili senza scampo di Virginia Ciaravolo, i cui proventi sono destinati a scopi benefici”.
Il chiarimento del Ministero della Giustizia
Interviene anche Antonio Sangermano, capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, che smentisce ogni coinvolgimento diretto dell’istituto penale nella pubblicazione del video. “Non risulta che il contenuto sia stato diffuso dall’interno del carcere. Con ogni probabilità, soggetti terzi hanno utilizzato il profilo social dell’indagato in modo incauto e lesivo per le persone offese”, afferma. Sangermano ha già acquisito le relazioni interne per fare luce sull’accaduto.
Verso la “Legge Giogiò”
Nel frattempo, a livello parlamentare, prende forma una proposta normativa per colmare il vuoto legislativo: il disegno di legge “Giogiò”, promosso dalla Lega e sostenuto dal senatore Gianluca Cantalamessa e dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari. Il testo prevede l’oscuramento degli account social di condannati o indagati per reati gravi, anche se minori, per impedire la glorificazione di reati e tutelare la dignità delle vittime.
Una questione morale e sociale
Il caso solleva interrogativi profondi sul rapporto tra giustizia minorile, rieducazione e nuove tecnologie. Mentre le istituzioni indagano e il dibattito legislativo si accende, resta forte l’appello della famiglia Causo: “Chi ha subito un reato non può e non deve essere vittima anche sui social”.