Un delitto brutale e premeditato
La Corte d’Assise di Cagliari ha pronunciato oggi la sentenza: ergastolo con un anno di isolamento diurno per Igor Sollai, 43 anni, colpevole del femminicidio della moglie Francesca Deidda, 42 anni. Un caso che ha suscitato indignazione e dolore in tutta la Sardegna e non solo.
L’uomo, che aveva confessato l’omicidio durante l’interrogatorio di garanzia, aveva inizialmente cercato di sviare le indagini raccontando che la moglie si era allontanata volontariamente. In realtà, l’aveva uccisa e nascosto il suo corpo in un borsone abbandonato in un capannone industriale a Settimo San Pietro, dove venne ritrovato solo alcuni giorni dopo la scomparsa.
Le indagini: la finta fuga e il ritrovamento del corpo
Il 29 maggio 2023 Francesca scompare nel nulla. Igor denuncia la scomparsa e parla di un possibile allontanamento volontario. Ma le sue dichiarazioni sono sin da subito contraddittorie. La procura apre un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere.
A inchiodarlo, oltre al ritrovamento del corpo, sono state numerose prove digitali: ricerche online su come nascondere un cadavere, geolocalizzazioni sospette e la testimonianza di persone vicine alla coppia. L’autopsia sul corpo della donna ha rivelato ferite compatibili con un’aggressione violenta.
Il commento del fratello di Francesca: ‘Resta solo un grande vuoto’
Andrea Deidda, fratello della vittima, ha espresso parole toccanti all’uscita dall’aula:
“Non abbiamo vinto nulla. Questa sentenza ci dà giustizia, ma non ci ridarà mai Francesca. Resta solo un grande vuoto. Lei era una donna solare, allegra, generosa”.
L’uomo ha ringraziato le forze dell’ordine, gli avvocati e tutti coloro che hanno sostenuto la famiglia in questi lunghi mesi di dolore e attesa.
I giudici: omicidio aggravato, esclusi i futili motivi
Il collegio giudicante ha riconosciuto le aggravanti dell’omicidio in ambito familiare e dell’occultamento di cadavere, ma ha escluso i futili motivi. Igor Sollai è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Il pubblico ministero Danilo Tronci aveva chiesto la massima pena, e la Corte ha accolto in pieno la ricostruzione dell’accusa.