Chiara PoggiChiara Poggi

A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, una nuova pista genetica potrebbe riscrivere la storia del delitto di Garlasco. Durante l’incidente probatorio richiesto dal GIP di Pavia, è stata rilevata una traccia di DNA maschile sconosciuto su un tampone orale eseguito sulla vittima nel corso dell’autopsia del 2007. La scoperta, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, potrebbe aprire nuovi scenari e sollevare ancora dubbi sulla condanna definitiva di Alberto Stasi, l’unico condannato per l’omicidio avvenuto il 13 agosto 2007.

La scoperta del DNA maschile ignoto

Il DNA è stato isolato da Denise Albani, genetista e perito nominato dal giudice per le indagini preliminari. La traccia genetica è stata trovata su tre reperti analizzati durante l’incidente probatorio:

  • un tampone orale effettuato nella bocca di Chiara Poggi durante l’autopsia,
  • un pezzetto di tappetino insanguinato del bagno della villetta,
  • un acetato contenente impronte digitali.

In particolare, la presenza di un cromosoma Y, indicativo di un profilo maschile, è stata evidenziata nel campione orale, che non era mai stato analizzato in precedenza. La traccia è stata amplificata tramite la tecnica PCR (reazione a catena della polimerasi).

Non è né di Stasi né di Sempio

Il profilo genetico maschile non corrisponde ad Alberto Stasi, già condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di reclusione, né ad Andrea Sempio, amico di Marco Poggi e storico conoscente della vittima, su cui la procura di Pavia aveva aperto una nuova pista investigativa.

I consulenti delle parti coinvolte – procura, difese di Stasi e Sempio, legali della famiglia Poggi – hanno avuto accesso al tracciato genetico per eseguire confronti autonomi. Da un primo screening, emerge che la traccia sarebbe riconducibile a una terza persona ancora sconosciuta che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere stata presente sulla scena del crimine la mattina del delitto.

Nuove analisi in arrivo

Il materiale genetico verrà sottoposto a ulteriori analisi, volte a confermare l’identità e l’attendibilità del tracciato. La traccia potrebbe essere degradata, contaminata o legata a contatti pregressi, ma l’ipotesi investigativa resta fortemente rilevante: si tratterebbe della prima volta che un DNA maschile diverso da quello dei due principali indagati viene rinvenuto sul corpo della vittima.

Il caso Garlasco, uno dei più controversi e seguiti della cronaca italiana degli ultimi decenni, si arricchisce dunque di un nuovo, potenzialmente decisivo tassello.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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