Elena Pero e Paolo BertolucciElena Pero e Paolo Bertolucci

Jannik Sinner ha giocato la sua prima finale a Wimbledon. Davanti aveva Novak Djokovic, il tennista più titolato della storia. Un evento che dovrebbe unire, commuovere, far crescere lo sport ma non mancano le polemiche.

Questa volta nel mirino ci sono finiti Elena Pero e Paolo Bertolucci, voci di punta del tennis su Sky. Colpevoli, secondo alcuni utenti social, di non tifare abbastanza Sinner. In altre parole: di essere equilibrati.


Il tifo che diventa accusa

“Sembrava stessero con Djokovic”, “Non c’è passione nella loro voce”, “Sono anti-italiani”: questi alcuni dei commenti letti su X (ex Twitter). Eppure, a scatenare la bufera sarebbe bastato un semplice “no” sussurrato da Pero, dopo un errore tecnico del serbo.

La pretesa è chiara: non raccontare il match, ma commentarlo da tifosi, dimenticando che il giornalismo sportivo non è e non deve mai diventare una curva con il microfono.


Bertolucci lo aveva previsto

Proprio pochi giorni fa, Paolo Bertolucci lo aveva detto a Fanpage: “Pensare che in telecronaca tifiamo contro Sinner è folle”. Eppure il copione si è ripetuto. Come accaduto a Barbara Rossi durante il Roland Garros con Alcaraz, ora tocca a lui e a Elena Pero incassare l’ira social di chi non distingue più il tifo dal racconto.


Il tennis merita di più

C’è un rischio enorme in tutto questo. Il tennis sta crescendo in Italia. Sta cambiando la geografia degli sport seguiti, coinvolgendo pubblici nuovi, più giovani, più passionali. Ma se il prezzo da pagare è l’imbarbarimento del linguaggio, allora serve fermarsi un momento.

Lo sport si può amare con intensità, senza pretendere che ogni voce sia uno slogan. Si può essere italiani e riconoscere un punto ben giocato da Djokovic. Si può amare Sinner e non idolatrarlo a prescindere.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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