Un’impresa di coraggio finita in tragedia
Luca Sinigaglia, 49 anni, alpinista milanese esperto e appassionato di spedizioni estreme, ha perso la vita sul Pik Pobeda, vetta di 7.439 metri al confine tra Kirghizistan e Cina. Il suo corpo è stato ritrovato a quota 6.900 metri, dopo giorni di tentativi disperati per soccorrere la compagna di cordata Natalia Nagovitsyna, rimasta bloccata in alta quota con una gamba fratturata.
Cosa è successo sul Pik Pobeda?
Il dramma si è consumato il 12 agosto, quando Nagovitsyna è rimasta gravemente ferita durante la discesa. Sinigaglia, insieme ad altri alpinisti, ha provato a portarle aiuti fondamentali: tenda, sacco a pelo, viveri. Nonostante le condizioni proibitive, ha continuato a restare al suo fianco, fino a quando non è stato colpito da edema cerebrale e congelamento, perdendo la vita il giorno di Ferragosto.
Perché il salvataggio è così difficile?
Il Pik Pobeda è noto come una delle montagne più pericolose al mondo: clima estremo, valanghe e temperature glaciali rendono i soccorsi quasi impossibili. Un elicottero Mi-8 della difesa kirghisa ha tentato un’operazione di recupero, ma il maltempo lo ha costretto a un atterraggio d’emergenza a 4.600 metri. I soccorritori stessi sono rimasti feriti.
Natalia Nagovitsyna è ancora viva?
Secondo gli ultimi aggiornamenti, un drone lanciato il 19 agosto ha confermato che Natalia è viva a quota 7.150 metri, ma le sue condizioni restano critiche: gamba rotta, poco cibo e nessun contatto radio. Mai prima d’ora un alpinista ferito è stato salvato a questa quota sul Pik Pobeda: è una vera corsa contro il tempo.
Chi era Luca Sinigaglia
Scapolo, senza figli, lavorava nella cybersicurezza, ma la sua vera passione erano le spedizioni estreme. Già in passato aveva dimostrato il suo altruismo: nel 2021 aveva aiutato proprio Natalia quando, durante una scalata al Khan Tengri, il marito della donna era morto davanti ai suoi occhi. Da allora i due avevano mantenuto un legame speciale, ritrovandosi spesso su nuove vette.
Le parole della sorella: “Non avrebbe mai lasciato nessuno indietro”
La sorella Patrizia ha raccontato a Repubblica:
“Si erano conosciuti quattro anni fa in Kazakistan. Da allora si sentivano spesso. Lui non avrebbe mai lasciato nessuno indietro”.
Un atto di coraggio che oggi commuove l’Italia intera: “Siamo disperati, ma ci aggrappiamo alla consapevolezza che ha compiuto un gesto eroico”, ha aggiunto.
Il cordoglio sui social
Sui social, tantissimi messaggi lo descrivono come un uomo generoso e coraggioso. Un utente ha scritto:
“Il tuo gesto ti apre alle scalate del cielo”.
La sua storia è già diventata simbolo di altruismo e amore per la vita degli altri.