A Una Giornata Particolare di Aldo Cazzullo l’ultima intervista inedita di Ornella Vanoni
L’episodio conclusivo di Una Giornata Particolare, in onda su La 7, di Aldo Cazzullo si apre con un documento unico: l’ultima intervista rilasciata da Ornella Vanoni, registrata a fine ottobre. Cinquanta minuti inediti che diventano un vero testamento umano e artistico. La cantante, seduta nel salotto della sua casa, ripercorre l’infanzia, gli amori, la celebre lite con Mina e la sua idea di morte, con quella lucidità disarmante che l’ha sempre resa inconfondibile.
Ricorda l’episodio che incrinò il rapporto con Mina: una telefonata improvvisa, un’accusa diretta, una porta che si chiude per sempre. «Le dissi che era una vigliacca» confessa, senza più ombre, raccontando il momento esatto in cui le due dive si allontanarono, dopo l’annuncio del giornalista Gigi Vesigna che Mina avrebbe scelto Raffaella Carrà per una trasmissione che avrebbero dovuto fare insieme.
La morte come passaggio: “Quando la lampadina si rompe, la luce va altrove”
Negli ultimi mesi, segnati da un serio problema cardiaco e da un ricovero al Monzino che l’ha costretta a guardare in faccia la fragilità (“Ho pensato da qua non me ne esco, poi sono uscita”), Ornella Vanoni ha maturato una serenità nuova. «Non ho paura della morte», dice, spiegando come Giorgio Strehler le avesse offerto una metafora che ancora oggi la accompagna: la lampadina che si rompe non spegne la luce, la lascia uscire.
Nelle sue parole c’è la consapevolezza di un ciclo che non finisce davvero, il desiderio di scegliere il proprio addio, e allo stesso tempo la gratitudine per una vita che – dice lei stessa – è ancora bellissima.
L’infanzia sotto le bombe e l’idea dell’uomo “alla John Wayne”
I primi ricordi affiorano come fotogrammi in bianco e nero: i tunnel che la spaventavano in auto, la Milano bombardata, la Centrale trasfigurata in un girone dantesco. È lì che nasce la sua idea di uomo: qualcuno che ti prende in braccio e ti protegge, come fece suo padre in stazione. «Da allora l’uomo è come John Wayne» dice con ironia, subito pronta ad aggiungere che un uomo così, nella realtà, non l’ha mai incontrato perché lei stessa sfugge alla protezione.
Gino Paoli: amore, tradimento e quella notte in cui tentò di spararsi
L’amore che definisce “il più grande” resta quello con Gino Paoli. Il loro primo incontro è quasi cinematografico: lui vestito di nero, fama non proprio lusinghiera, lei che chiede una canzone e riceve in cambio Senza fine.
Il loro rapporto è passione pura, anche quando fa male. Vanoni racconta l’odore delle altre donne, la gelosia per la Sandrelli, la richiesta di Paoli di incontrarla «per vivere la stessa vita». E poi la notte del suo tentato suicidio, la visita in ospedale nascosta ai fotografi e quella frase: «Tutti ti vedono come un setter, invece sei un boxer». Una definizione che lei abbraccia, consapevole di essere entrambe le cose: elegante e combattiva.
L’energia di Strehler: “In quel momento sono nata io”
Prima di Paoli ci fu il colpo di fulmine artistico ed emotivo con Giorgio Strehler. La sua dichiarazione d’amore, racconta, fu una deflagrazione. «In quel momento sono nata io» dice, spiegando come quell’uomo geniale l’abbia plasmata, amata, guidata, scandalizzato il mondo e poi, inevitabilmente, ferita.
La fine arriva quando lei “gli mette le corna”, come racconta con ironia trattenuta, negli anni in cui incontra Renato Salvatori. Non spiega del tutto le ragioni, ma lascia capire che in quella storia c’erano luci e ombre che solo lei e Strehler conoscevano davvero.
Ornella Vanoni parla del suo rapporto con Mina: il racconto inedito nell’intervista di Aldo Cazzullo
— La7 (@La7tv) November 26, 2025
L'intervista integrale questa sera alle 21.15 #unagiornataparticolarehttps://t.co/qHFU6zJrzy
Carriera, amicizie e una Milano che non riconosce più
Nel suo racconto scorre una galleria di personaggi iconici: Tenco, Celentano, Gaber, Jannacci, Pasolini. Di ognuno conserva un aneddoto, una gentilezza, un’intuizione.
Nel frattempo, la sua carriera teatrale esplode quasi nonostante Strehler, mentre nella vita privata sposa Lucio Ardenzi senza esserne innamorata davvero. E intanto guarda Milano trasformarsi: da fucina creativa a città “di miliardari”, più inaridita, più distante.
La libertà finale: amore, fede e il diritto all’ultimo gesto
Vanoni non nasconde di aver amato anche una donna, né di essere rimasta un giorno con 30mila lire sul conto, costretta a vendere la sua casa più bella. Eppure non c’è rimpianto. C’è solo una serenità conquistata. Crede in Cristo, non in Dio, e ribadisce ancora una volta il suo pensiero sulla fine: deciderla quando non avrà più nulla da dare a nessuno. Una dichiarazione definitiva, dignitosa, profondamente umana.

