Mario ed Emanuele RagneddaMario ed Emanuele Ragnedda

Cosa ha detto il padre di Emanuele Ragnedda a Ore 14

Una confessione drammatica, che colpisce per la sua crudezza. Mario Ragnedda, padre di Emanuele, l’imprenditore vinicolo accusato dell’omicidio di Cinzia Pinna, ha parlato in diretta televisiva durante la trasmissione Ore 14 condotta da Milo Infante su Rai 2.

Con voce spezzata, l’uomo ha detto:

“Per me è morta una figlia, oggi ho una figlia morta e un figlio vivo in carcere. Avrei preferito fosse morto lui, piuttosto che dover vivere questo dolore doppio”.

Parole forti, che esprimono lo strazio di un genitore diviso tra il lutto morale e la vergogna per il gesto compiuto dal figlio. “La ragazza gli ha chiesto un passaggio e non sapeva dove dormire, lui le ha offerto casa sua – ha ricostruito il padre -. Evidentemente è successo qualcosa, hanno ha continuato forse a bere e usare sostanze”.


‘Dice che è stato aggredito e che si è salvato la vita quella notte’

Emanuele Ragnedda è attualmente detenuto con l’accusa di omicidio volontario. Avrebbe confessato di aver ucciso Cinzia Pinna durante una lite degenerata nella sua abitazione a Palau, per poi occultarne il corpo.

Il giovane imprenditore ha sostenuto di aver agito in un momento di panico, temendo per la propria vita:

“Lui di quella notte dice solo che si è salvato la vita, sennò sarebbe andata diversamente. Dice di essere stato aggredito – ha spiegato il padre – e di aver dovuto scegliere se vivere o morire. Per lui è stata una notte maledetta”.

Secondo quanto ricostruito, dopo il delitto ha nascosto il cadavere, ma poi, sopraffatto dal senso di colpa, ha confessato e condotto gli inquirenti sul luogo del ritrovamento, dove aveva lasciato anche un mazzo di fiori.

“Dice di essere entrato nel panico, credo che nell’occultare il cadavere forse lui voleva nascondere il suo stato d’animo, ma stava maturando il bisogno di raccontare tutto e quando è stato fermato si è liberato di un peso enorme e ha reso una confessione piena. E quando ha portato gli inquirenti dove c’era il cadavere, lì aveva deposto un mazzo di fiori”.


Chi era Cinzia Pinna e cosa è successo quella notte?

Cinzia Pinna era una giovane donna conosciuta e stimata nella zona di Palau. Quella notte, secondo la ricostruzione ancora al vaglio degli investigatori, si trovava con Emanuele Ragnedda. L’uomo avrebbe fatto uso di alcol e cocaina, un problema che – come ammesso dal padre – era noto in famiglia da qualche tempo.

La serata sarebbe degenerata, fino allo sparo che ha tolto la vita alla donna. Un omicidio che ha scosso profondamente l’opinione pubblica sarda, non solo per la brutalità, ma anche perché avvenuto in un contesto di apparente normalità.


‘Per me è morta una figlia’

Mario Ragnedda, intervistato a Ore 14, ha spiegato di sentirsi in una condizione impossibile:

“Per me è morta una figlia, perché penso alla povera Cinzia e al dolore della sua famiglia. E ho un figlio in carcere. È una sofferenza doppia, devastante”.

Il padre ha aggiunto di aver scoperto solo pochi mesi fa che Emanuele faceva uso di cocaina e beveva in maniera eccessiva. Nonostante i tentativi di aiutarlo, non sono riusciti a impedire la deriva che ha portato alla tragedia.


Ci sono attenuanti nella posizione di Emanuele?

La difesa punta a dimostrare che l’omicidio non sia stato premeditato, ma il risultato di una lite finita fuori controllo. Il padre stesso ha dichiarato che Emanuele non è un violento e che per lui si è trattato di un “gesto disperato”:

“Chi lo conosce sa che è un ragazzo buono. Quella notte è successo un disastro. Dice di aver sparato solo perché temeva di morire”.

Tuttavia, resta il fatto che dopo il delitto Ragnedda abbia tentato di nascondere il corpo, un elemento che potrebbe aggravare la sua posizione davanti ai giudici.


Come ha reagito la comunità di Palau?

A Palau, la comunità è sconvolta. Cinzia Pinna era molto conosciuta e benvoluta, e in tanti si sono stretti alla famiglia per offrire sostegno e vicinanza.

Il caso ha acceso un dibattito anche più ampio sul tema della violenza di genere e sul ruolo di alcol e droghe nelle dinamiche di coppia.


Quali saranno i prossimi passi giudiziari?

Gli inquirenti stanno ricostruendo la dinamica della notte dell’omicidio attraverso le testimonianze, i rilievi e le dichiarazioni rese dall’imputato. La confessione di Ragnedda è stata considerata piena e dettagliata, ma non esclude un processo lungo e complesso.

Il padre ha concluso l’intervista chiedendo rispetto per la famiglia di Cinzia:

“Non voglio difendere mio figlio, non ne ho la forza. Lui è un adulto e pagherà per quello che ha fatto. La verità deve emergere, lo dobbiamo a tutti”.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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