Federica KösslerFederica Kössler

Chi era Federica Kössler e perché la sua scomparsa ha sconvolto Pordenone

L’intera città di Pordenone è sotto shock per la prematura scomparsa di Federica Kössler, morta a soli 30 anni a Limassol, Cipro, dove si era trasferita insieme al marito, un soldato dell’aeronautica americana. Figlia del farmacista Carlo Kössler e della docente Patrizia Presotto, Federica era molto conosciuta e stimata in città.

Dopo gli studi al liceo Don Bosco, Federica si era laureata in Scienze e tecnologie multimediali conseguendo sia la laurea triennale sia quella magistrale a Pordenone. Aveva iniziato una breve carriera all’Ipsia Zanussi, insegnando informatica e instaurando un forte legame con studenti e colleghi.


Un anno fa le nozze

Dopo un anno di insegnamento, Federica Kössler aveva deciso di seguire il marito, Seth Puit, capo squadra dell’aeronautica, trasferendosi prima negli Stati Uniti e poi a Cipro. Nonostante la distanza, mantenne sempre stretti legami con la famiglia e la città di Pordenone.

A gennaio 2024 si era sposata, coronando un momento di grande felicità personale. La giovane coppia aveva celebrato la loro unione anche a Pordenone con amici e parenti, condividendo sogni e progetti per il futuro. Federica era considerata una persona dolce, empatica e determinata, capace di entrare in sintonia con i giovani grazie alla sua sensibilità e alla sua preparazione professionale.


Cosa sappiamo sulle cause della morte di Federica Kössler

Le cause del decesso non sono ancora chiarite. Da quanto emerge, Federica è stata portata d’urgenza in ospedale per forti dolori addominali. Nonostante gli sforzi dei medici, la giovane è deceduta a Limassol, lasciando una famiglia e un’intera comunità sotto shock.

Il sindaco di Pordenone, Alessandro Basso, ha espresso vicinanza alla famiglia: “Simili episodi scuotono le coscienze di noi tutti. È impensabile morire a 30 anni. Il mio pensiero è vicino ai genitori di Federica, da sempre legata alla nostra città.”


Qual era l’impatto di Federica sulla comunità e gli studenti?

Durante il suo breve periodo come docente all’Ipsia Zanussi, Federica era riuscita a entrare nel cuore degli studenti per la sua vicinanza d’età e la capacità di ascolto. I colleghi la ricordano come una persona determinata, pronta ad aiutare e con un ottimo rapporto con i ragazzi.

Il suo sorriso e la sensibilità verso gli altri erano tratti distintivi della sua personalità, che l’avevano resa una figura apprezzata e amata. La notizia della sua morte è stata accolta con incredulità e dolore, sia dagli amici sia dai colleghi, alcuni dei quali hanno interrotto appuntamenti o incontri per recarsi al fianco della famiglia.


Come la famiglia e gli amici stanno affrontando il lutto

La madre Patrizia e il padre Carlo, insieme alla sorella Caterina e al marito Seth Puit, si sono recati a Cipro per assistere alle ultime cure e organizzare il rientro della salma. La comunità locale, scuotendo per la tragedia, ha espresso vicinanza tramite messaggi, social e pubbliche dichiarazioni di dolore.

I docenti dell’Ipsia Zanussi hanno ricordato Federica come una collega giovane, brillante e dal grande cuore, vicina agli studenti e rispettosa nei rapporti con i colleghi. La sua morte rappresenta una perdita non solo per la famiglia, ma anche per l’intero tessuto educativo e sociale della città.


Cosa lascia Federica Kössler nel ricordo di tutti?

Federica lascia il marito, la famiglia, gli amici e una comunità profondamente scossa. La giovane donna aveva intrapreso una carriera promettente, dimostrando impegno e passione, ma anche una vita personale ricca di affetti e progetti.

La sua storia, così giovane e intensa, serve come monito sulla fragilità della vita e sull’importanza di valorizzare i rapporti umani. Rimane impressa nei ricordi per la sua dedizione, gentilezza e capacità di fare la differenza anche in un breve lasso di tempo.


Conclusione

La morte di Federica Kössler a 30 anni lascia un vuoto enorme a Pordenone e tra chi l’ha conosciuta. La sua vita, la carriera e il legame con la comunità rimangono un esempio di empatia, professionalità e umanità. Una tragedia che commuove e che ricorda quanto ogni istante sia prezioso.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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