Nel riquadro Mario PaglicciNel riquadro Mario Paglicci

Il ritrovamento del relitto: individuato l’elicottero in fiamme tra Marche e Toscana

Ore di angoscia e speranza si sono concluse nel peggiore dei modi.
Nel pomeriggio di domenica, i soccorritori hanno raggiunto la carcassa dell’elicottero privato Agusta Westland 109, scomparso dai radar mentre sorvolava la zona appenninica al confine tra Marche e Toscana.

Il velivolo è stato individuato in una zona boscosa nei pressi del lago di Montedoglio, in provincia di Arezzo, a circa mille metri di altitudine, in località Poggio dell’Appione, nel territorio di Badia Tedalda, a poche centinaia di metri dal confine marchigiano.
Il ritrovamento è avvenuto grazie a un sorvolo dell’elicottero “Drago” dei Vigili del Fuoco, che ha individuato la carcassa completamente distrutta e incendiata.

Le condizioni del velivolo non hanno lasciato speranze: i rottami erano fusi, segno di un impatto violentissimo seguito da un incendio.


A bordo del veicolo l’orafo Mario Paglicci e l’imprenditore Fulvio Casini

A bordo del velivolo viaggiavano Mario Paglicci, 77 anni, noto imprenditore orafo di Arezzo, e Fulvio Casini, 67 anni, imprenditore immobiliare di Sinalunga (Siena).
I due erano amici di lunga data, accomunati da una profonda passione per il volo e dalla voglia di vivere esperienze di libertà e avventura.

Paglicci, figura di spicco dell’oreficeria toscana, era da oltre mezzo secolo alla guida della Gimar, azienda di famiglia conosciuta a livello internazionale per i suoi gioielli artigianali. Il suo impegno imprenditoriale si era esteso anche al settore della moda e del riciclo tecnologico, ma il volo era sempre rimasto il suo grande amore.

Casini, dal canto suo, era un professionista stimato nel campo dell’edilizia e del mercato immobiliare: amministrava la Marta Immobiliare e aveva costruito nel tempo una solida reputazione di serietà e dedizione.

Secondo le prime informazioni, l’elicottero era stato acquistato da Paglicci nel marzo scorso. Quella di domenica doveva essere una semplice traversata di piacere da Venezia a Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo.


Le operazioni di soccorso: una zona impervia e difficile da raggiungere

Le ricerche sono iniziate dopo che, nel pomeriggio, il segnale satellitare Cospas-Sarsat aveva segnalato un’emergenza in volo.
Sul posto si sono attivati Vigili del Fuoco, Carabinieri, Soccorso Alpino e Speleologico, oltre all’Aeronautica Militare.

Le condizioni meteo proibitive e il terreno impervio hanno reso le operazioni estremamente complesse. Gli operatori hanno lavorato per ore tra boschi e pendii scoscesi, fino a raggiungere il luogo dell’impatto.
Come ha spiegato Romina Pierantoni, sindaca di Borgo Pace (Pesaro e Urbino):

“È stato identificato il punto di impatto, che si trova in una zona impervia in territorio toscano ma a pochi metri dal confine. Tutti gli sforzi dei soccorritori sono concentrati sul recupero e sulle operazioni giudiziarie”.


Le indagini dell’Ansv e della Procura di Arezzo: guasto tecnico o errore umano?

L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) ha già aperto un’inchiesta tecnica per accertare le cause del disastro aereo. Un team investigativo è stato inviato sul luogo per raccogliere prove e dati di volo.

Parallelamente, la Procura di Arezzo, coordinata dal pm Julia Maggiore e dal procuratore Gianfederica Dito, ha avviato un’indagine giudiziaria sull’accaduto.
Secondo le prime ricostruzioni, l’elicottero avrebbe avuto un’avaria al motore. Paglicci, poco prima della scomparsa del segnale radar, sarebbe riuscito a inviare un messaggio alla famiglia per segnalare un problema tecnico, un gesto che confermerebbe la sua lucidità fino agli ultimi istanti.

Le coordinate dell’impatto (43°38’47.0″N 12°11’33.0″E) sono ora al centro dell’analisi tecnica. Le squadre dell’Ansv dovranno determinare se la caduta sia stata dovuta a un guasto meccanico improvviso, a condizioni meteorologiche avverse o a un errore umano.


Due vite segnate dal coraggio e dalla passione

La tragedia di Poggio dell’Appione colpisce due figure molto note nelle rispettive comunità.
Paglicci e Casini non erano solo imprenditori di successo, ma anche uomini curiosi, appassionati e intraprendenti. Entrambi amavano il volo come simbolo di libertà e leggerezza, e proprio in volo hanno trovato la loro ultima avventura.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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