Un’emergenza silenziosa che colpisce 400mila europei l’anno
Ogni anno in Europa si registrano circa 400mila arresti cardiaci extraospedalieri, di cui 60mila solo in Italia.
Le vittime hanno un’età media di 67 anni e, nel 65% dei casi, sono uomini. Numeri che raccontano una delle principali cause di morte improvvisa, spesso evitabile con un intervento tempestivo.
Gli esperti ricordano che ogni minuto che passa senza rianimazione riduce del 10% la possibilità di sopravvivenza. È una corsa contro il tempo, dove la prontezza dei soccorsi e la capacità dei cittadini di agire fanno la differenza tra la vita e la morte.
Le nuove linee guida europee: tutti devono saper intervenire
Arrivano ora le nuove linee guida europee sulla rianimazione cardiopolmonare, pubblicate dalla European Resuscitation Council (ERC) e redatte da 150 esperti di 29 Paesi.
Un lavoro congiunto a cui ha partecipato anche l’Italian Resuscitation Council (IRC), la società scientifica riconosciuta dal Ministero della Salute che riunisce medici, infermieri e operatori esperti di rianimazione.
Il messaggio è chiaro:
“Tutti i cittadini dovrebbero essere in grado di intervenire ed eseguire le manovre salvavita, anche guidati dagli operatori del 118”
afferma Andrea Scapigliati, presidente dell’IRC.
L’obiettivo è inserire in modo strutturale la formazione sul primo soccorso nei programmi scolastici fin dall’infanzia e nelle autoscuole per chi prende la patente.
Solo in Italia, sottolinea Scapigliati, “si potrebbero formare ogni anno 4 milioni di studenti, migliorando la sopravvivenza all’arresto cardiaco grazie a interventi più tempestivi”.
Una legge già esiste, ma è rimasta sulla carta
La legge italiana 116 del 2021 prevede già l’obbligatorietà dell’insegnamento delle manovre salvavita nelle scuole, ma finora non è stata pienamente applicata.
Le nuove raccomandazioni europee rilanciano con forza questa urgenza: servono programmi concreti e continui, non solo iniziative sporadiche.
Inoltre, le linee guida spingono tutti i Paesi a dotarsi di un registro nazionale degli arresti cardiaci, per raccogliere dati e comprendere meglio le cause.
Gli studi più recenti indicano che circa il 25% degli arresti cardiaci improvvisi sotto i 50 anni ha una base genetica.
Una fotografia che preoccupa l’Europa
In Europa, solo nel 58% dei casi chi assiste a un arresto cardiaco interviene con le manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP).
Le percentuali variano dal 13% all’82% a seconda del Paese.
E ancora più basse sono quelle relative all’uso del defibrillatore: dal 2,6% al 59%.
In Italia la sopravvivenza media è del 6,6%, una delle più basse d’Europa.
Il problema principale? La mancanza di un registro nazionale e la scarsa diffusione di formazione pratica.
Dae e tecnologia: quando la vita è a portata di app
Un altro punto chiave delle linee guida riguarda l’uso dei defibrillatori automatici esterni (DAE) e la tecnologia digitale.
Gli esperti raccomandano di integrare nei sistemi di soccorso applicazioni per smartphone che geolocalizzano sia i DAE installati sul territorio sia i cittadini formati, pronti a intervenire in attesa dei soccorsi.
Oggi 17 Paesi europei hanno già adottato strumenti di questo tipo.
In Italia, applicazioni analoghe sono operative in Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche: chi si registra come “cittadino soccorritore” riceve un avviso in caso di emergenza nella propria zona, con le istruzioni in tempo reale per intervenire e la posizione dei defibrillatori più vicini.
Dopo la rianimazione, serve un percorso di recupero
Le nuove linee guida non si fermano alla fase acuta.
Secondo Federico Semeraro, presidente dell’ERC, “serve maggiore attenzione ai sopravvissuti all’arresto cardiaco, con percorsi di cura multidisciplinari che favoriscano un pieno recupero fisico e psicologico”.
Il documento introduce infatti una “catena della sopravvivenza dedicata al recupero”, che include riabilitazione, supporto psicologico e monitoraggio nel tempo.
Un cambio di prospettiva che trasforma l’arresto cardiaco da evento isolato a percorso di cura complesso.
Diffondere la cultura del soccorso: si può imparare da bambini
“Le evidenze scientifiche – ricorda Semeraro – dimostrano che bambini di 4 anni possono già attivare i soccorsi, e dai 10 anni possono eseguire il massaggio cardiaco.
Le basi ci sono, serve solo la volontà politica di trasformarle in realtà”.
In definitiva, le nuove linee guida europee rappresentano una sfida culturale oltre che sanitaria: formare generazioni di cittadini pronti ad agire, perché la differenza tra la vita e la morte può dipendere da chi si trova accanto.

