Un addio che abbraccia una città intera
Milano si è fermata. E lo ha fatto con quel rispetto profondo che si riserva solo alle voci che hanno attraversato generazioni, amori e solitudini. Alle 14:40, nella chiesa di San Marco, un lungo applauso ha accolto il feretro di Ornella Vanoni, la signora della musica italiana, scomparsa a 91 anni.
In prima fila il figlio Cristiano Ardenzi, con i nipoti Camilla e Matteo, custodi di un legame familiare che l’artista ha sempre difeso con pudore.
La folla, gli amici, Milano: un’onda di affetto
La chiesa era gremita già da ore, tanto che centinaia di cittadini si sono fermati fuori, sotto la pioggia, pur di esserci.
Dentro, un mosaico di volti noti: il sindaco Beppe Sala, il presidente del Senato Ignazio La Russa, la ministra Anna Maria Bernini, l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi.
Accanto alla famiglia, una costellazione del mondo della musica e dello spettacolo: Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Gianna Nannini, Roberto Vecchioni, Elodie, Ron, Fausto Leali, Iva Zanicchi, Dori Ghezzi, Mara Maionchi, Franco Mussida, la storica amica Stella Pende.
Un’ultima testimonianza dell’enorme impronta artistica e umana della cantante.
La nipote Camilla canta ‘Sei un attimo senza fine’, il nipote Matteo: ‘Mi presentava coma il suo fidanzato’
A rompere il silenzio della commozione sono state le parole del nipote Camilla, che ha salutato la nonna cantando un verso che è diventato un ponte tra vita e ricordo:
“Senza fine, sei un attimo senza fine.”
Un momento di dolcezza che ha attraversato la chiesa come una carezza collettiva.
“Nonnina mia, sei stata un’artista grandiosa, una mente irriverente, icona di stile e personaggio dei social. Una persona forte e indipendente. Quando ero piccolo mi facevi ‘ghirighiri’ prima di dormire e poi quando ti accompagnavo a qualche evento mi presentavi come il tuo fidanzato e mi facevi ridere così tanto”. Così il nipote di Ornella Vanoni Matteo Ardenzi, ha voluto ricordare sua nonna durante i funerali della cantante nella chiesa di San Marco, a Milano.
”Nonna era il tipo di persona che mi chiamava ogni giorno per chiedermi come loro stessi, ea volte rispondeva ai miei messaggi un secondo dopo che avevo già risposto io – ha ricordato -. Era quella che minacciava di diseredarmi quando fallivo un esame all’università, che mi chiedeva cosa avessi fatto prima e di ‘Tic Tic Toc’ (TikTok, ndr)”.

I messaggi in segreteria tra canzoni e cambi di voce
Il nipote ha voluto celebrare anche la sua ironia: ”Era l’unica persona che mi lasciava messaggi in segreteria lunghi tre o quattro minuti, a volte cantando My Funny Valentine, altre volte cambiando quattro o cinque voci deliranti per chiedermi se mi fossi dimenticata di mia nonna – ha spiegato. È stata la mia più grande sostenitrice, quella che credeva in me anche quando io ero la prima a fallire, quella che sapeva dirmi amore e affetto ogni volta che ne aveva bisogno. Semplicemente, era mia nonna”.
Poi, tre giorni fa, ha aggiunto, ”te ne sei andata senza dirmi nulla. Così, all’improvviso. Ogni tanto mi dicevi: ‘Amore, prima o poi dovrò morire, lo sai, vero?’. Ma io, io non ti ho mai creduta davvero. Oggi siamo tutti qui per te, e sono più orgogliosa che mai di come l’essere tuo nipote mi abbia definita come persona, di come averti nel mio mondo mi abbia aiutato a scrivere il mio ruolo in questa tragicommedia che è la vita. In questi giorni ho passato ore a riscoprire il tuo percorso attraverso foto, video, canzoni, articoli e testimonianze dei tuoi colleghi”.
L’omelia: fragilità, arte e una vita vissuta a cuore aperto
Nell’omelia, don Luigi Garbini ha tratteggiato il ritratto più autentico di Ornella: una donna “posseduta dalla musica”, capace di trasformare fragilità e malinconie in arte.
«La fragilità è garanzia di creazione», ha detto.
E ancora: «Le sue canzoni sono state ritornelli nella vita degli italiani, fiammelle accese che continuano a rappresentarci anche quando non ci siamo».
Ha ricordato anche la sua lotta contro la depressione, citando i versi che lei, senza paura, aveva affidato alla musica:
“La mia fede è troppo scossa ormai ma prego.”
Quelle parole, oggi, sembrano un lascito prezioso: la verità di una donna che ha scelto sempre la sincerità.
Il suono della tromba che lei aveva chiesto
Poi, il momento più atteso e più simbolico.
La tromba di Paolo Fresu, grande amico di Ornella, ha riempito la navata con “L’appuntamento” e “Senza fine”, brani che per lei erano vita, memoria, casa.
Era stata la stessa Vanoni a chiedere che fosse proprio Fresu a suonare al suo funerale.
Alla fine dell’esecuzione, il musicista ha sfiorato la bara con la mano: un gesto muto, ma potentissimo.

L’ultimo abbraccio: applausi, pioggia e un grazie urlato al cielo
All’uscita dalla chiesa, la pioggia non ha fermato la folla.
Un lungo, intenso applauso – un applauso che sembrava non voler finire mai – ha accompagnato il feretro verso il sagrato.
Da qualcuno, si è levato un grido che racchiude tutto:
“Brava, Ornella!”
Perché Ornella Vanoni è stata davvero una presenza senza tempo.
Una voce che resta. Una donna che ha detto tutto, sempre: con la musica, con gli occhi, con la sua ironia tagliente e la sua dolcezza indimenticabile.

